Si conclude la missione in Italia di George Bologan, che prima di essere nominato nel 2016 ambasciatore di Romania in Italia era stato console generale a Milano. Ecco il suo saluto all’Italia e ai lettori di Formiche.
Ogni inizio dell’attività di rappresentanza come ambasciatore è la presentazione delle credenziali. E lì che iniziò il mio percorso ricco di simboli e significati. L’incontro con il presidente Sergio Mattarella avvenne dopo la sua visita a Bucarest, su uno sfondo di simpatia con il presidente Klaus Iohannis. Il tempo per il mio colloquio privato con il capo dello Stato non si limitò all’intervallo previsto dal protocollo, andò ben oltre questo e mi ricordo con piacere lo sguardo del presidente durante il cambio di idee centrato molto sui valori, sull’Europa e sul ruolo del fattore umano nei rapporti internazionali, esprimendo la mia ammirazione per la storia della sua famiglia che dal suo padre, collaboratore di Alcide De Gasperi fino al sacrificio sull’altare dello stato del suo fratello, diedero testimonianza del senso della patria e l’importanza di un’Europa unita.
Infatti, alla fine dell’indimenticabile primo incontro, fui invitato dal capo dello Stato a partecipare alla sua conferenza nel Trentino per la lectio degasperiana nel 2016, essendo l’unico ambasciatore presente anche per il mio interesse sull’approfondimento circa il lungimirante pensiero politico dell’uomo di Stato e padre dell’Unione europea che fu De Gasperi, patriota, cristiano coerente con i suoi valori ed europeista nel suo essere.
Dopo quell’appuntamento, ricordo tuttora con commozione la presenza mia e dei miei colleghi ad Amatrice dopo il terremoto, dove abbiamo avuto una decina di compatrioti vittime tra cui anche un bimbo da 9 anni. Alcuni momenti significativi per il mio mandato sono stati: l’anniversario dei 60 anni dell’Unione europea con i Trattati di Roma (2017), un traguardo significativo per l’Europa; il compimento dei 100 anni della Romania e la prima visita di Stato di un presidente romeno dopo 45 anni (2018); la prima presidenza della Romania all’Unione europea; la Conferenza del presidente romeno Iohannis a Firenze (“The State of Union”, maggio 2019); numerose conferenze nelle università e mostre. Aggiungo le visite più recenti a livello dei ministri degli Esteri, Interni e prima della fine del mio mandato l’incontro dei ministri della Sanità il 4 febbraio.
Ho prestato un’attenzione particolare alla diplomazia culturale ed economica e non per caso ho utilizzato questa sequenza, culturale ed economica. Abbiamo bisogno di investire nella cultura per avere un forte senso di identità europea, di crescere sempre di più la fiducia gli uni negli altri, di avere le future generazioni più impregnate dal senso dell’essere europeo. La consapevolezza dell’identità romena impegna la consapevolezza dei tratti dell’identità europea. L’esistenza di un modello culturale comune di cui saremmo più consapevoli porterà a degli obiettivi comuni (politici, economici, nella ricerca, difesa eccetera).
L’esito degli scambi economici è stato al più alto livello durante la storia dei nostri rapporti bilaterali (16 miliardi di euro nel 2021). Alla domanda posta “come mai?”, riconosco con onestà che è il risultato di un rapporto ormai naturale, per via anche di numerosi contatti diretti tra gli imprenditori e tra le strutture delle varie confederazioni. Quello che mi rallegra molto è l’aumento delle imprese dei cittadini romeni in Italia, il cui contributo al prodotto interno lordo sia locale sia nazionale non è da sottovalutare. La comunità romena in Italia si è quasi naturalizzata e sono fiero di molti compatrioti apprezzati per il loro importante contributo alla vita sociale, politica ed economica del Bel Paese. A Milano i membri della comunità hanno creato un loro Centro culturale italo-romeno e una casa editrice; e a Roma con alcune associazioni abbiamo organizzato fino all’inizio della pandemia, il Festival del film romeno o eventi per la promozione dei giovani talenti romeni e italiani. Personalmente ho cercato di incoraggiare i giovani e i meritevoli di sentirsi apprezzati e che siano protagonisti responsabili del loro tempo.
La pandemia ha rappresentato un periodo di una fortissima proba, soprattutto avendo una comunità romena che superava 1.200.000 presenze sul territorio italiano, però abbiamo avuto un’ottima collaborazione con la Farnesina e la diplomazia, sia intesa in termini classici, sia quella sanitaria, si è resa utile. La presenza della equipe medica romena in Lombardia è stata molto apprezzata. Abbiamo avviato l’aggiornamento della Dichiarazione del parteneriato strategico consolidato e posso concludere che sono stato onorato di aver servito il mio Paese nella terra alla quale i romeni sono molto legati.
Non mi sono mai sentito un diverso ma uno simile, sono stato sempre percepito come uno di voi. Porterò con me il patrimonio europeo dei pensatori come Giuseppe Mazzini, don Luigi Sturzo, Benedetto Croce, Alcide De Gasperi, Norberto Bobbio e di essere stato ambasciatore a Roma durante il settennato di un uomo di Stato quale Sergio Mattarella. Ho avuto profonde emozioni quando ho toccato le tre scrivanie di: Camillo Benso di Cavour, Sturzo e De Gasperi.
La prossima tappa a Madrid sarà di particolare rilevanza, per almeno due momenti importanti, ma non solo, il summit della Nato (fine giugno 2022) e quello più coinvolgente, la presidenza della Spagna all’Unione europea nel 2023, un Paese importante con molti esempi di crescita e buone pratiche. La mia successora a Roma avrà un lavoro molto bello e buoni esiti.
Grazie Italia! Agli amici italiani auguro di essere portatori orgogliosi nel mondo del loro nome!
George Bologan