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Economia, Lombardia locomotiva d’Italia. L’evento in regione con imprese e istituzionali locali. Le foto

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Alessandro Cattaneo
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Alessandro Fermi
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Alessandro Fermi, Giovanni Galgano e Brando Benifei
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Alessandro Fermi
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Alessandro Verrazzani e Francesco Ferri
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Alessandro Verrazzani, Francesco Ferri e Costantino D'Avanzo
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Antonio Calabrò
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Antonio Calabrò, Alessandro Fermi e Stefano da Empoli
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Antonio Calabrò
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Brando Benifei
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Costantino D'Avanzo
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Fabrizio Sala, Giovanni Galgano e Massimiliano Capitanio
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Fabrizio Sala
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Gianluigi Coghi
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Filippo Sola, Stefano Maullu e Massimo Gaudina
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Francesco Billari
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Francesco Ferri
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Gianluca Sgueo, Brando Benifei, Antonio Calabrò e Raffaele Cattaneo
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Gianluca Sgueo, Brando Benifei e Antonio Calabrò
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Gianluca Sgueo
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Pierluigi Coghi
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Giovanni Galgano e Massimiliano Capitanio
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Giovanni Galgano
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Massimo Gaudina
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Massimo Gaudina e Stefano da Empoli
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Massimo Gaudina, Stefano da Empoli, Alessandro Fermi, Giovanni Galgano e Brando Benifei
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Massimo Gaudina
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Raffaele Cattaneo
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Raffaele Cattaneo e Antonio Calabrò
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Raffaele Cattaneo
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Roberta Cocco e Fabrizio Sala
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Roberta Cocco, Fabrizio Sala, Giovanni Galgano e Massimiliano Capitanio
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Roberta Cocco
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Stefano da Empoli e Antonio Calabrò
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Stefano da Empoli e Franco Micoli
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Stefano da Empoli e Gianluca Sgueo
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Stefano da Empoli
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Stefano Maullu
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Stefano Tosi
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Stefano Tosi, Fabrizio Sola e Massimo Gaudina
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Stefano Tosi
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Virginio Brivio

La Lombardia è la regione più trasparente d’Italia: si trova online, infatti, ben il 73% dei dati delle pubbliche amministrazioni del territorio. Una percentuale superiore di oltre 20 punti a Lazio e Piemonte che, con il 52%, si qualificano seconde in questa particolare classifica. Terzo il Trentino Alto-Adige con il 48% e quarte a pari merito Toscana e Liguria con il 46. In 12 regioni italiane la percentuale di banche dati aperte è inferiore al 26%: quelle che fanno in assoluto peggio sono Abruzzo e Campania con il 4%. Sono questi alcuni dei numeri principali che emergono dal rapporto dell’Istituto per la Competitività (I-Com) dal titolo “L’economia del Piemonte e i rapporti tra le amministrazioni territoriali e le imprese” (scaricabile qui), presentato ieri al Pirellone.

Lo studio è stato presentato in occasione della seconda tappa dell’edizione 2018 dell’Osservatorio I-Com sulle relazioni tra imprese e territori, che a ottobre toccherà anche Napoli prima dell’evento conclusivo di Roma in programma a fine novembre. Il report – curato dal presidente dell’Istituto per la Competitività Stefano da Empoli e dal direttore dell’Area Istituzioni Gianluca Sgueo – è stato illustrato alla presenza di accademici, rappresentanti del mondo imprenditoriale e delle categorie produttive, amministratori locali regionali e comunali e parlamentari. L’iniziativa – introdotta dal presidente del Consiglio Regionale della Lombardia, Alessandro Fermi – hanno visto la partecipazione dei deputati Massimiliano Capitanio (Lega) e Alessandro Cattaneo (Forza Italia), degli europarlamentari Brando Benifei (Pd) e Stefano Maullu (Forza Italia), del vicepresidente della Regione Fabrizio Sala, dell’assessore al Clima e all’Ambiente Raffaele Cattaneo e dell’assessore alla Trasformazione digitale del comune di Milano Roberta Cocco. Presenti anche il vicepresidente di Assolombarda Antonio Calabrò, il capo della rappresentanza a Milano della Commissione europea Massimo Gaudina, il prorettore della Bocconi Francesco Billari, il presidente di Anci Lombardia e sindaco di Lecco Virginio Brivio e il presidente di Lombardia Informatica Francesco Ferri. E ancora Costantino D’Avanzo (referente Affari istituzionali territoriali Nord Italia Open Fiber), Filippo Sola (Responsabile Operational Exellence BASF Italia), Stefano Tosi (Responsabile Agevolazioni Investimenti Terna) e Alessandro Verrazzani (Head of Regulatory and Institutional Affairs & New Business Eolo).

L’evento è stato organizzato in collaborazione con il Consiglio regionale della Lombardia e con il patrocinio di Anci Lombardia, del comune e della città metropolitana di Milano e della Camera di Commercio di Milano, Monza e Lodi. I partner della tappa milanese sono Basf, Eolo, Open Fiber e Terna. Il partner tecnico dell’iniziativa è Public Affairs Advisors, società di consulenza strategica specializzata nello sviluppo di progetti di accettabilità sociale e di corporate social responsibility.

Dallo studio I-Com emerge, inoltre, come la Lombardia ottenga risultati nettamente migliori della media italiana dal punto di vista dei pagamenti alle imprese da parte della pubblica amministrazione. Ma i ritardi permangono. La regione, di regola, salda le aziende con 12 giorni di ritardo a fronte dei 26 della media nazionale. Un dato, quello lombardo, in linea con il resto del Nord del Paese: a conti fatti la Lombardia è quinta in Italia dopo la Valle d’Aosta (2 giorni di ritardo), il Friuli Venezia-Giulia (5 giorni) e il Trentino Alto-Adige e il Veneto (9 giorni). Se si considerano però i dati del primo trimestre del 2018 – relativi solamente alla Regione, alle province e alle città metropolitane (senza considerare tutte le altre pubbliche amministrazioni del territorio) – risulta come la Lombardia sia seconda tra le regioni del Nord con un tempo medio di pagamento pari a 21 giorni.

Il rapporto fa anche il punto della situazione sulla presenza di imprese nella regione: il tessuto produttivo della Lombardia è formato da circa 815 mila aziende attive, che rappresentano il 18,6% di quelle esistenti in Italia e che impiegano 3,8 milioni di addetti. La dimensione media delle imprese in Lombardia è superiore sia rispetto alla media italiana che rispetto alle altre regioni del Nord del Paese. Le aziende lombarde impiegano 4,8 lavoratori per impresa, mentre in Italia la dimensione media è di 3,8 lavoratori. Un dato, quest’ultimo, che è invece superiore per il settore manifatturiero le cui imprese contano in media 12,3 lavoratori ciascuna, rispetto a una media italiana di 9,4. Tra le regioni del Nord le aziende manifatturiere sono più grandi in termini di personale solo in Friuli Venezia Giulia e in Piemonte. La presenza di imprese è prevalentemente concentrata nella provincia di Milano dove si contano 96 aziende e 599 lavoratori ogni mille abitanti, con una dimensione media di 6,2 addetti, la più alta della regione. A Milano seguono la provincia di Brescia e la provincia di Monza e della Brianza con, rispettivamente, 80,6 e 79 imprese ogni mille abitanti. Ultima Lodi.

Peraltro, come evidenzia lo studio, la condizione economica delle aziende lombarde continua a migliorare. “Nel 2017 l’indice di sofferenza di impresa dà alla Lombardia un valore pari al 3,7%: si tratta del dato migliore dopo quello del Trentino Alto Adige (2,4%) e ben inferiore alla media italiana, che si attesta al 5,2%”, ha sottolineato il presidente di I-Com, l’economista Stefano da Empoli. Che poi ha aggiunto: “Questi numeri confermano che la Lombardia è oggi, da tutti i punti di vista, la locomotiva del Paese”. Come emerge pure dai relativi alle start-up innovative: “In Lombardia ce ne sono attualmente 2.354, ben il 24,6% di quelle presenti sul territorio italiano e il 44,7% di quelle attive nel solo Nord. La Lombardia, quindi, è di gran lunga la regione italiana a maggiore presenza di start-up, seguita dal Lazio con 1.002 e dall’Emilia Romagna con 907”. In questo senso a fare la parte del leone è Milano che ospita il 73% delle start-up regionali pari a 1.646 su 2.354. Seguono Bergamo (7%) e Brescia (6%). A fronte di questi numeri sulle piccole imprese innovative, stupiscono i dati relativi alla spesa in ricerca e sviluppo, a proposito della quale la Lombardia non eccelle particolarmente, collocandosi pienamente in linea con la media italiana. Nel complesso, infatti, il nostro Paese spende in ricerca e sviluppo l’1,3% del Pil. La stessa identica percentuale della Lombardia e delle regioni del Centro mentre quelle del Nord – appunto, Lombardia a parte – la superano, con l’1,5%. Il Mezzogiorno, invece, è al di sotto della media nazionale con l’1% del Pil. Una buona parte degli investimenti in ricerca e sviluppo della regione è sostenuta dalle imprese (il 71%), mentre il 16% dalle università (pubbliche e private) e solo il 6% dalle istituzioni pubbliche.

Un altro punto di forza del sistema economico lombardo è poi rappresentato dai distretti industriali. In Italia ne esistono nel complesso 137 la maggior parte dei quali è situata nelle regioni del Nord (61%), in particolare dell’Italia centro-orientale (37% del totale dei distretti). La Lombardia è la seconda regione – dopo il Veneto – a più alta vocazione distrettuale, con ben 23 distretti tradizionali e 4 poli tecnologici. Dal punto di vista dei risultati il 2017 è stato certamente un anno positivo per i distretti lombardi, che con un incremento dell’export pari al 7,3%, hanno conseguito risultati superiori alla media dei distretti del Nord (5,6%) e di quelli italiani (5%).

Foto di Giada Bergamasco/Riproduzione Riservata


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