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Giovanni Valentini, l’ex firma di Repubblica che sballotta Repubblica e De Benedetti. Le foto

Giovanni Valentini, Ezio Mauro
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Giovanni Valentini, Ezio Mauro
Giovanni Valentini, Ezio Mauro
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Giovanni Valentini, Ezio Mauro
Franco Debenedetti, Giovanni Valentini
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Franco Debenedetti, Giovanni Valentini
Giovanni Valentini insieme alla moglie
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Giovanni Valentini insieme alla moglie
Alessandro Pace, Giovanni Valentini
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Alessandro Pace, Giovanni Valentini
Stefano Rodotà, Giovanni Valentini
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Stefano Rodotà, Giovanni Valentini
Ezio Mauro, Eugenio Scalfari, Giovanni Valentini
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Ezio Mauro, Eugenio Scalfari, Giovanni Valentini
Guglielmo Epifani, Giovanni Valentini, Cesare Romiti
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Guglielmo Epifani, Giovanni Valentini, Cesare Romiti
Cesare Romiti, Massimo Mucchetti, Giovanni Valentini
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Cesare Romiti, Massimo Mucchetti, Giovanni Valentini
Giovanni Valentini, Lucia Annunziata
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Giovanni Valentini, Lucia Annunziata
Giulio Andreotti, Giovanni Valentini, Carmen Lasorella
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Giulio Andreotti, Giovanni Valentini, Carmen Lasorella
Giovanni Valentini, Luca Formenton, Claudio Rinaldi
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Giovanni Valentini, Luca Formenton, Claudio Rinaldi
Carlo De Benedetti e la moglie Silvia Monti
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Carlo De Benedetti e la moglie Silvia Monti
Carlo De Benedetti
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Carlo De Benedetti
Riccardo Luna e Carlo De Benedetti
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Riccardo Luna e Carlo De Benedetti
Carlo De Benedetti, Fabrizio Saccomanni
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Carlo De Benedetti, Fabrizio Saccomanni
Ezio Mauro e Carlo De Benedetti
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Ezio Mauro e Carlo De Benedetti
Bruno Manfellotto, Carlo De Benedetti
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Bruno Manfellotto, Carlo De Benedetti
Carlo De Benedetti, Marco Damilano
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Carlo De Benedetti, Marco Damilano
Carlo De Benedetti, Eugenio Scalfari
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Carlo De Benedetti, Eugenio Scalfari
Carlo De Benedetti, Bruno Manfellotto, Ezio Mauro
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Carlo De Benedetti, Bruno Manfellotto, Ezio Mauro
Ezio Mauro, Eugenio Scalfari, Carlo De Benedetti
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Ezio Mauro, Eugenio Scalfari, Carlo De Benedetti
Giovanni Valentini, Ezio Mauro
Giovanni Valentini, Ezio Mauro
Franco Debenedetti, Giovanni Valentini
Giovanni Valentini insieme alla moglie
Alessandro Pace, Giovanni Valentini
Stefano Rodotà, Giovanni Valentini
Ezio Mauro, Eugenio Scalfari, Giovanni Valentini
Guglielmo Epifani, Giovanni Valentini, Cesare Romiti
Cesare Romiti, Massimo Mucchetti, Giovanni Valentini
Giovanni Valentini, Lucia Annunziata
Giulio Andreotti, Giovanni Valentini, Carmen Lasorella
Giovanni Valentini, Luca Formenton, Claudio Rinaldi
Carlo De Benedetti e la moglie Silvia Monti
Carlo De Benedetti
Riccardo Luna e Carlo De Benedetti
Carlo De Benedetti, Fabrizio Saccomanni
Ezio Mauro e Carlo De Benedetti
Bruno Manfellotto, Carlo De Benedetti
Carlo De Benedetti, Marco Damilano
Carlo De Benedetti, Eugenio Scalfari
Carlo De Benedetti, Bruno Manfellotto, Ezio Mauro
Ezio Mauro, Eugenio Scalfari, Carlo De Benedetti

Esce oggi nelle librerie “La Repubblica tradita” (Paper First) scritto da Giovanni Valentini, uno dei fondatori di Repubblica, ex direttore de L’Espresso e già vicedirettore del quotidiano diretto, ora, da Mario Calabresi. Valentini racconta “i conflitti d’interessi e i restroscena”, “l’ascesa e il declino” di “Repubblica” che “è diventato un gruppo di potere”. Il Fatto Quotidiano ne pubblica oggi un estratto dal capitolo dedicato a Carlo De Benedetti, intitolato “L’Ingegnere impuro” (qui l’estratto completo). Eccone un breve brano.

“Il fatto è che L’Espresso diretto da Claudio Rinaldi aveva pubblicato un’anticipazione tratta da un libro di Giovanni Ruggeri, Gli affari del Presidente, in cui si raccontava l’oscura storia di villa San Martino, ad Arcore: la magione era appartenuta alla marchesa Anna Maria Casati Stampa e poi diventò la residenza di Berlusconi. In forza dei suoi rapporti professionali con lui, il mediatore dell’operazione era stato l’avvocato Cesare Previti, ma la trattativa si concluse con il controverso scambio di titoli azionari di società non quotate in Borsa per un valore di gran lunga inferiore a quello di mercato.

Quando uscì il settimanale con questa ricostruzione, Previti – appena nominato ministro della Difesa – andò su tutte le furie. Sventolando minacciosamente una copia del giornale, irruppe a Palazzo Chigi in una riunione del Consiglio dei ministri, presieduta dal vicepresidente Giuseppe Tatarella che era anche ministro delle Poste e Telecomunicazioni. “Questi devono passare sul mio cadavere, ma la licenza Omnitel se la possono dimenticare!”, inveì Previti. In quel momento, lavoravo come inviato a Repubblica e conoscevo bene “Pinuccio”, barese come me. Sebbene fossimo sempre stati su posizioni politiche opposte, esisteva fra di noi un rapporto di stima reciproca e di amicizia personale. Scalfari mi aveva incaricato perciò di tenere un contatto con lui, per stabilire un canale di comunicazione con la maggioranza di governo. E così scrissi un’inchiesta a puntate sulla “Nuova Destra”, dedicandone una alla “destra sociale” di cui Tatarella era considerato il maggior esponente.

Quell’inchiesta fu per me l’inizio di una tortura durata alcuni mesi. Avendo “scoperto” il mio rapporto con Tatarella, da quel momento De Benedetti cominciò a tempestarmi di telefonate un giorno sì e l’altro pure, per chiedermi di convincere il ministro ad assegnargli in via definitiva la licenza Omnitel. Non potevo aspettarmi nulla da un editore che, qualche anno prima, mi aveva rimosso senza preavviso dalla direzione dell’Espresso per insediare un suo fedelissimo come Rinaldi.”



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