È Guido Crosetto il nuovo ministro della Difesa, scelto da Giorgia Meloni per guidare il dicastero di via XX settembre in un momento estremamente delicato, viste l’emergenza scaturita dall’invasione russa dell’Ucraina e le necessità di potenziamento dello strumento militare nazionale. Il cofondatore di Fratelli d’Italia era considerato da tempo il profilo adatto per guidare il ministero, vista la sua esperienza maturata come sottosegretario alla Difesa nel IV governo Berlusconi prima, e come presidente della federazione che riunisce le aziende del comparto difesa, aerospazio e sicurezza (Aiad), di cui ha assunto la direzione nel 2014.
Classe 1963, di Cuneo, Crosetto ha frequentato la facoltà di Economia dell’università di Torino, interrompendo il percorso di studi senza laurearsi. Dopo una lunga militanza nella Democrazia Cristiana passa a Forza Italia, con cui si candida alle elezioni politiche del 2001 venendo eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati. La candidatura di Crosetto viene confermata nuovamente nel 2006 e nel 2008 con il Popolo della Libertà. Nel 2012, dopo aver assunto posizioni molto critiche nei confronti dell’allora governo Monti, pur appoggiato dal suo partito, sceglie di lasciare il PdL e di fondare un nuovo movimento politico conservatore insieme agli ex-ministri Giorgia Meloni e Ignazio La Russa: Fratelli d’Italia. Presentatosi alle elezioni del 2013, il partito non supera la soglia di sbarramento. Lascia l’impegno politico nel 2014 assumendo la presidenza di Aiad. Nel 2018 viene rieletto alla Camera con Fratelli d’Italia, ma decide di rimanere presidente dell’associazione industriale, ma per l’incompatibilità tra i due ruoli lo costringe a dare le sue dimissioni dal Parlamento. Nel 2020 è nominato presidente di “Orizzonte Sistemi Navali”, joint venture tra Fincantieri e Leonardo.
Adesso Crosetto si trova a dover gestire il ministero in un momento delicato. Da una parte c’è la guerra in Ucraina, con l’attenzione che le nostre Forze armate dovranno dedicare ad assicurare gli impegni di sicurezza sul fianco est dello spazio europeo. In questo quadro si inseriscono le incognite legate alla posizione del nostro Paese all’interno delle alleanze di riferimento, Nato e Unione europea. Se la posizione atlantista, più volte ribadita dalla nuova presidente del Consiglio, non sembra essere in discussione, più problematico potrebbe essere il rapporto con Bruxelles, soprattutto nel tortuoso percorso di costruzione della Difesa europea.
Sul profilo nazionale, il nuovo ministro dovrà guidare il Paese verso gli impegni assunti di portare al 2% la quota del Pil da destinare al comparto Difesa. Necessità sentita come unanime e di cui Fratelli d’Italia si è sempre fatta campione. Accanto a questo rimane il dossier legato alla riforma delle Forze armate, L’approvazione del Ddl delega per la revisione del modello di Forze armate, che ha rimandato al 2033 i tagli delle dotazioni organiche complessive, è infatti considerato dagli osservatori solo come il primo passo. In particolare, si guarda alla riforma del modello professionale delle Forze armate, con nuovi sistemi di reclutamento e di ferma per i volontari.
Infine, resta aperto il capitolo modernizzazioni degli equipaggiamenti. Sono diversi i programmi di interesse per le Forze armate, e molti quelli aperti che necessitano di continuo sostegno. Le forze di terra, per esempio, continuano a richiedere l’aggiornamento del carro armato da battaglia, l’Ariete, entrato in servizio ormai 25 anni fa. Capitolo ancora aperto è quello degli elicotteri, dopo le lezioni apprese in Ucraina, con la necessità espressa più volte dal capo di Stato maggiore dell’Aeronautica di salire quanto prima a bordo del programma per il Future vertical lift, in modo da poter riceve gli stessi benefici tratti dall’essere stati i primi in Europa a entrare a far parte del programma F-35 (una scelta rivelatasi vincente, dal momento che il caccia si è imposto nell’ultimo anno anche nel resto del continente).
(Testo Marco Battaglia)