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I 40 anni di Roger Federer, l’atleta più pagato nel 2020 anche se con zero titoli

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Roger Federer Gisele Bundchen
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Roger Federer Rafa Nadal
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Roger Federer con Trevor Noah, Rafa Nadal, Bill Gates
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Roger Federer con Trevor Noah, Rafa Nadal, Bill Gates
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Roger Federer con Bill Gates
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Roger Federer con la moglie Mirka
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Roger Federer prima cravatta
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Roger Federer alla Scala di Milano
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Roger Federer Rafa Nadal
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Roger Federer con Tom Brady

Il mondo del tennis festeggia i 40 anni di Roger Federer. Venti Slam, 103 titoli Atp, sei Finals, 310 settimane al numero uno (237 di queste consecutive) e 28 Masters 1000 recita il suo palmares. Ventitré anni di carriera, anello di congiunzione tra il tennis romantico e quello moderno.

Un rapporto personale con Wimbledon dove ha vinto otto volte disputando dodici finali. A 19 anni, con una coda di cavallo, la collanina al collo e l`aria un po` scanzonata sull’erba più famosa del mondo dove aveva vinto da junior nel 1998, si oppone a Pete Sampras. La vittoria in rimonta: 7-6 5-7 6-4 6-7 7-5 è lo spartiacque della sua carriera. Tra il 2003 e il 2007, Federer diventa un dominatore. Il 6 luglio del 2003 la prima vittoria a Londra.

Di lì in poi sarà un susseguirsi di trionfi per cinque stagioni: il numero uno della classifica conquistato nel febbraio 2004, quattro Atp Finals (2003, 2005, 2006, 2007), altri quattro Wimbledon (2004, 2005, 2006, 2007), quattro Us Open (2004, 2005, 2006, 2007) e tre Australian Open (2004, 2006, 2007). A Federer manca sempre un tassello, il Roland Garros. Rafael Nadal lo ferma sulla terra rossa nel 2005, 2006 e 2007. Arriverà nel 2009.

Il 30 agosto inizia l’ultimo Major stagionale, lo Us Open. Ci sarà? Le ultime indicazioni non sono incoraggianti. Ha sempre detto di non voler annunciare in anticipo il ritiro. Arriverà all’improvviso, e va bene, ma la speranza è che non sia imposto da un infortunio.

(Askanews)

(…) Zero come i titoli vinti negli scorsi 22 mesi: l’ultimo di 103, complici la pandemia, due operazioni al ginocchio e un anno sabbatico, risale allo Swiss indoor del 2019, nella sua Basilea. (…)

La rinuncia a Tokyo ha avuto un significato simbolico. L’oro olimpico è l’unico grande successo che gli manca(va), rinunciare all’ultima chance di colmare il vuoto nella bacheca della villona di Zurigo significa ammettere che anche la sua carriera si chiuderà con un quantum di incompiutezza. Oltre che deludere lo sponsor nipponico Uniqlo, con cui ha firmato un contratto decennale da 300 milioni di euro e che legittimamente sperava di esibirlo, se non altro come gloriosa reliquia. (…) Abbiamo iniziato a rimpiangerlo mille volte, almeno da dieci anni, dandolo regolarmente per finito; ci ha sempre stupito, rinascendo come una Fenice. Il suo 2017, quando dopo una prima operazione al ginocchio riemerse da sei mesi di stop vincendo in Australia una finale leggendaria contro Nadal e di nuovo a Wimbledon, resta un’impresa che ha pochi eguali nella storia, anche perché di anni allora ne aveva già 36.
A 40 però la sfida sembra davvero impossibile.

Non che il futuro lo preoccupi, intendiamoci. Secondo i siti specializzati ha un patrimonio di 450 milioni di dollari, in carriera ne ha vinti, oltre 130 in soli montepremi, nel 2020 è stato l’atleta più pagato del pianeta (106 milioni di dollari). Uniqlo, ma probabilmente altri dei suoi ricchissimi sponsor – Mercedes, Credit Suisse, Rolex, Lindt, Moet et Chandon, Barilla, Luis Vuitton… – continueranno a sostenerlo anche dopo il ritiro. Con la sua fondazione ha raccolto più di 50 milioni di dollari aiutando un milione e mezzo di giovani in Africa (sua madre, Lynette, è nata in Sudafrica) e in Svizzera, nel video a favore del turismo svizzero ha dimostrato di reggere il confronto come attore anche con Robert De Niro.

(Dall’articolo di Stefano Semeraro per “Specchio”)

 



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