Destra e sinistra, istituzioni e imprese, Roma e Milano, Carlo Calenda è stato uno dei personaggi dell’anno e Formiche ha ripercorso il suo 2017 selezionando le 200 foto più significative. Le foto lo ritraggono insieme a Matteo Renzi, Virginia Raggi, Emma Bonino, Benedetto Della Vedova, Guido Crosetto, Valeria Fedeli, Vincenzo Boccia, Fabrizio Cicchitto, Angelino Alfano, Nicola Zingaretti, Davide Casaleggio. E ancora Roberto Saviano, Maurizio Gasparri, Beatrice Lorenzin, Laura Boldrini e Giuliano Pisapia.
Come ha scritto Gianluca Roselli su Formiche.net, da quando è diventato ministro, Calenda non ha perso occasione per rifilare una staffilata all’ex premier Renzi o alle politiche del precedente governo. Come l’attacco ai bonus “che non servono a far ripartire il Paese”. O come le bacchettate sul referendum: “Non si doveva arrivare a quel punto e mettersi in quelle condizioni”. O le diverse vedute su Alitalia, col ministro contrario a ipotesi di salvataggi o nazionalizzazione della compagnia di bandiera sull’orlo del fallimento. E poi quelle voci che lo vogliono un giorno premier di una Grosse Koalition, un altro futuro leader di Forza Italia, un altro ancora candidato premier di una coalizione di centrodestra de-salvinizzata (l’ultimo a lanciarlo è stato Pierferdinando Casini). Calenda è indicato da molti osservatori come un argine al renzismo debordante, in economia e non solo.
Durante il 2017 Calenda ha parlato molto e tra i suoi discorsi più significativi merita di essere ricordato quello fatto durante il seminario “L’idea democratica e il futuro dell’Europa”, organizzato alla Camera di commercio di Roma dal Partito democratico europeo di Francesco Rutelli e François Bayrou. Come ha riportato Francesco Bechis su Formiche.net, chiamato a testimoniare la sua esperienza istituzionale a contatto con i palazzi di Bruxelles, Calenda non ha lesinato critiche a una certa idea di europeismo, debole lascito di una classe dirigente liberal-democratica che troppo spesso si accontenta dell’esaltazione astratta del commercio multilaterale, della globalizzazione, dell’apertura dei confini.
“Non riconquistiamo la maggioranza dei cittadini con la retorica, né dicendo che l’idea europea è valorialmente superiore. Alla base della frattura fra cittadini e politica”, ha riconosciuto il ministro, “c’è la responsabilità della classe dirigente liberale, di cui io stesso faccio parte, che ha presentato la globalizzazione come un fenomeno lineare positivo”. E questo non perché la globalizzazione non sia un fenomeno positivo in sé, ma perché “come tutti i fenomeni storici che accelerano, ha fasi di transizioni controverse, che mettono uno contro l’altro vincitori e vinti”.