“A favore della designazione di Paolo Gentiloni Silveri alla guida del nuovo governo giocano anche due circostanze non da poco in questa delicata congiuntura politica. Proveniente pure lui dall’esperienza della “Margherita” di Francesco Rutelli, dove Renzi ha attinto abbondantemente collaboratori e amici nella scalata alla segreteria del Pd e al suo primo governo, Gentiloni non coltiva correnti, come il suo amico Franceschini. Che si è molto arrabbiato nel sentirsi indicare dai soliti retroscenisti come uno scalatore implacabile ma non può certamente smentire di avere un bel numero di amici e seguaci politici, specie nei gruppi parlamentari del Pd, con i quali ha contribuito in modo decisivo a creare e smontare equilibri nei nove anni di vita della formazione politica guidata per primo da Walter Veltroni con lui vice segretario, succedutogli temporaneamente dopo le dimissioni”.
E’ quanto scrive oggi Francesco Damato, notista politico di Formiche.net e curatore della rubrica quotidiana “I Graffi”. Continua Damato: “Il primo requisito del nuovo governo che Renzi ha pensato di offrire generosamente agli italiani per il tramite del presidente della Repubblica è la gentilezza. Un governo quindi gentile, più che gentile. Bisognava quindi cercare un rafforzativo, un accrescitivo di gentile. Un governo se non gentilissimo, almeno gentilone. E’ bastato all’uomo di Rignano sfogliare l’elenco dei suoi ministri per trovare subito il nome adatto, per quanto al plurale: Gentiloni. Che è poi gentile di nome e di fatto: un gran signore davvero. Che si porta benissimo, come un giovanottone, i suoi d’altronde pochi 62 anni, ed anche il doppio cognome che tradisce le sue origini nobiliari: Gentiloni Silveri. Un cognome importante anche nella storia del Paese, provenendo il nostro ministro degli Esteri dalla famiglia che con il famoso Patto Gentiloni del 1913, benedetto dal Papa dell’epoca e dal capo del governo Giovanni Giolitti, consentì finalmente ai cattolici di partecipare alle elezioni, da cui si erano formalmente tenuti fuori sino ad allora per le circostanze assai laiche, se non vogliamo definirle anticlericali, in cui si era sviluppato il processo unitario dell’Italia. Il Partito Popolare, e cattolico, di don Luigi Sturzo sarebbe nato solo sei anni dopo la premessa, diciamo così, costituita dal Patto Gentiloni: nel 1919″.
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