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John Sullivan al Csa insieme a Ofer Sachs e Yevhen Perelygin nelle foto di Pizzi

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Paolo Messa e Gloria Berbena
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Paola Terzoni e Marzia Benini
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Roberto Arditti e Paolo Messa
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Francesco Bechis e Antonio Di Bella
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Antonio Di Bella, Paolo Messa
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Marta Dassù e Paolo Messa
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Gloria Berbena, Paolo Messa
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Luca Lanzalone e Ofer Sachs
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Pierluisa Bianco e Angelo Baiocchi
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Gianni Letti e Gianni De Gennaro
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Gianni De Gennaro e Gianni Letta
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Gianni De Gennaro e Gloria Berbena
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Gianni De Gennaro, Giovanni Castellaneta e Marta Dassù
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Gianni De Gennaro e Giovanni Castellaneta
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Marta Dassù e Ferdinando Nelli Feroci
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Ofer Sachs, Yevhen Perelygin
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Liliana Ferraro e Maria Latella
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Liliana Ferraro e Maria Latella
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Giovanni Castellaneta e Antonio Di Bella
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Gianni Letta, Ofer Sachs, Yevhen Perelygin
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Gianni Letta, Ofer Sachs, Yevhen Perelygin
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John Sullivan e Paolo Messa
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John Sullivan e Paolo Messa
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John Sullivan e Paolo Messa
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John Sullivan e Paolo Messa
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John Sullivan e Paolo Messa
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Kelly Degnan e Gianni De Gennaro
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Kelly Degnan e Gianni De Gennaro
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John Sullivan, Gianni De Gennaro e Gianni Letta
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John Sullivan, Gianni De Gennaro e Gianni Letta
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John Sullivan, Gianni De Gennaro e Gianni Letta
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Gianni De Gennaro e Gloria Berbena
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Federico Vincenzoni, Roberto Arditti
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John Sullivan e Paolo Messa
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John Sullivan e Paolo Messa
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John Sullivan, Gianni De Gennaro e Gianni Letta
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Gianni De Gennaro
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John Sullivan
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John Sullivan
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John Sullivan
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Il Csa, gremito per accogliere il vicesegretario di Stato americano John Sullivan.  Erano presenti rappresentanti diplomatici come Ofer Sachs e Yevhen Perelygin, rispettivamente ambasciatori in Italia di Israele e Ucraina, la vice-capo missione Usa Kelly Degnan, ma anche dirigenti aziendali come Gioia Ghezzi (presidente di Gruppo FS), Luca Lanzalone (presidente Acea) e Lapo Pistelli (vicepresidente Eni).

Sullivan, nel corso del suo intervento ha difeso la dottrina Trump in politica estera, pur riconoscendo qualche limite, come la mancata nomina di un ambasciatore a Bruxelles, e ha ripercorso le sfide che vedono all’estero Italia e Stati Uniti impegnati su un fronte comune.

Ha inoltre preferito rimanere cauto sulle indagini del procuratore Robert Mueller sulle interferenze russe nelle elezioni americane. E per quanto riguarda il pericolo incombente sulla tornata italiana del 4 marzo, il vicesegretario, che lunedì mattina ha incontrato, fra gli altri, il ministro degli Esteri Angelino Alfano, ha detto: “I miei interlocutori sono tranquilli. Sono cauti ma ottimisti, le elezioni saranno libere”.

Sulla questione della Corea del Nord ha voluto, però, precisare che Washington non ha alcun interesse a detronizzare Kim Jong-un con un cambio di regime, né tantomeno ad un processo di unificazione, perché “spetta ai coreani decidere”.

Infine molto netta e chiara è stata anche la sua dichiarazione riguardo la decisione di Trump su Gerusalemme capitale: “Riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele non è stato altro che “il riconoscimento di un dato di fatto”. Lasciando comunque una porta aperta alla Palestina purché i palestinesi “tengano alta l’attenzione sul processo di pace”.

 (Foto Umberto Pizzi – riproduzione riservata)

 

 



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