La presidente della Camera Laura Boldrini ha annunciato che si candiderà alle elezioni politiche del 2018 con Liberi e Uguali, partito il cui leader è il presidente del Senato Pietro Grasso.
Eletta in Parlamento con Sinistra Ecologia Libertà, Sel, da marzo 2017 è nel Gruppo Misto.
Darò il mio contributo a @liberi_uguali la lista capeggiata da @PietroGrasso affinché rappresenti davvero una forza aperta, inclusiva e di governo. E che guardi alle grandi questioni della contemporaneità #StoconLaura
— laura boldrini (@lauraboldrini) 22 dicembre 2017
Boldrini ha anche aggiunto che il suo impegno politico darà voce sempre alle donne: “Siamo il 51 per cento della popolazione, dobbiamo esigere rispetto, siamo la maggioranza. Andiamo avanti insieme, non deleghiamo a nessuno il compito di farci largo”. E ancora: “Feminism è parola dell’anno negli Usa: quando lo sarà anche in Italia?”.
È una notizia che non è una notizia. Il presidente della Camera Laura Boldrini ha deciso di scendere in campo direttamente, unendo le sue forze alla complessa galassia che si muove a sinistra del Pd. Dicevo che non è una notizia: in realtà, non è neanche una novità, dato che prima di lei anche il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha fatto la medesima scelta di campo. Ed entrambi si troveranno a militare nel movimento “Liberi ed eguali”, differenziandosi unicamente nel genere.
Niente di grave, naturalmente. Siamo abituati almeno da un paio di decenni a non distinguere più con nettezza anche solo apparente tra i ruoli istituzionali e le ambizioni personali di chi li ricopre.
Di per sé, conviene ripeterlo, non c’è nulla di scandaloso se, come la protagonista ha dichiarato, “finendo la legislatura, non finirà anche il suo impegno”. Continua a leggere qui il commento di Benedetto Ippolito su Laura Boldrini
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(Foto Umberto Pizzi e Imagoeconomica-riproduzione riservata)