Nel Giorno della Memoria il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lancia un monito al governo e agli italiani. In tempi di respingimenti e porte chiuse, con i vertici dell’esecutivo in prima fila, il Capo dello Stato ha ricordato che combattere ogni focolaio di odio e di razzismo è un dovere morale verso la storia e l’umanità per noi italiani, “che abbiamo vissuto l’onta incancellabile delle leggi razziali fasciste”. Quando gli interessi delle maggioranze “si fanno coincidere con la negazione del diverso, dimenticando che ciascuna persona è diversa da ogni altra, la storia spalanca le porte alle più immani tragedie”, ha detto il Capo dello Stato.
È nei bassifondi della società, nelle piaghe occulte di ideologie, nel buio accecante degli stereotipi e dei pregiudizi che nasce l’hummus perché l’intolleranza degeneri in pazzia. Si parte da piccole minoranze “sempre più allo scoperto”, che “sfruttano con i moderni mezzi di comunicazione, che si insinuano velenosamente negli stadi, nelle scuole, nelle situazioni di disagio”. Minoranze che ripropongono atti antisemiti e razzisti ispirati a vecchie dottrine e “nuove ideologie perverse”.
È di qualche giorno fa lo scivolone del senatore M5S Elio Lannutti, che per spiegare il suo pensiero sul controllo bancario, ha citato il “protocollo dei saggi di Sion”, un documento falso ideato dalla polizia zarista agli inizi del Novecento per alimentare nell’Impero russo l’odio verso gli ebrei. E riutilizzato poi da nazisti e fascisti. Lannutti si è scusato, ma non è bastato a coprire la vergogna del suo gesto. Mattarella non lo cita direttamente, ma il riferimento è chiaro: “La riproposizione di simboli, linguaggi, riferimenti pseudo culturali, di vecchi e screditati falsi documenti, basati su ridicole teorie di cospirazione, sono segni di un passato che non deve in alcuna forma tornare e richiedono la nostra più ferma e decisa reazione”.
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