Ieri il governo presieduto da Paolo Gentiloni ha giurato al Quirinale nelle mani del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Poche le novità nell’esecutivo rispetto al governo che era presieduto da Matteo Renzi. L’unica uscita è stata quella di Stefania Giannini: al vertice del dicastero dell’Istruzione e della Ricerca è stata nominata Valeria Fedeli.
C’è stato poi lo spostamento significativo di Angelino Alfano dal Viminale alla Farnesina, lasciata libera dallo stesso Gentiloni. Questo passaggio non scontato vede però la sconfitta di Luca Lotti, il potente braccio destro di Renzi, di cui si era parlato per il Viminale. Lotti, infatti, ambiva ad avere la delega ai Servizi segreti, ma, diventando ministro dello Sport, dicastero creato ad hoc per fargli spazio nell’esecutivo, non ha centrato l’obbiettivo. Troppo giovane per andare al Viminale, è stata l’idea condivisa da Gentiloni e dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A Lotti, però, resteranno deleghe rilevanti come l’editoria e il Cipe. Al Viminale va invece Marco Minniti al posto di Alfano.
Torna il dicastero della Coesione territoriale, in passato retto da Fabrizio Barca durante il governo Monti: ora sarà appannaggio dell’economista Claudio De Vincenti (qui un approfondimento del professor Federico Pirro su compiti e obiettivi del ministero retto da De Vincenti).
Foto: Stefano Carofei / Imagoeconomica