Dopo gli scontri della scorsa settimana a Roma fra la polizia e i migranti che si erano accampati in piazza Indipendenza, altri casi di occupazione abusiva stanno emergendo. E così la Capitale si ritrova costretta a fare i conti con un problema annoso e mai risolto in maniera definitiva: l’emergenza abitativa.
Sono numerosi i casi di palazzi che, dopo essere stati abbandonati dai proprietari, sono diventati rifugio per i senzatetto. Le occupazioni in molti casi si protraggono da anni. Gli stabili spesso vengono acquistati da nuovi compratori che però non possono entrarne in possesso perché gli inquilini abusivi rifiutano di liberarle. E così sta emergendo il problema degli sgomberi.
Secondo un rapporto diffuso l’anno scorso dal capo della polizia Franco Gabrielli, sarebbero 93 gli edifici occupati abusivamente a Roma. In molti casi si tratta di case popolari di edilizia pubblica ma ci sono anche diversi complessi privati. La situazione più complicata si registra nelle varie periferie, da Tor Sapienza a Tor Bella Monaca, Ponte di Nona e San Basilio. Fra gli esempi di palazzi occupati c’è per esempio l’ex sede romana del quotidiano La Stampa, su via Tiburtina 1099. E poi vari altri edifici, da via Arrigo Cavaglieri, in via Tuscolana, passando per viale Caravaggio, via Collatina 385, via dell’Impruneta e via delle Province 196. Problemi anche a Cinecittà e in centro, come dimostrano gli incidenti della scorsa settimana in piazza Indipendenza, scatenati dallo sgombero di uno stabile nella vicina via Curtatone.
Quello è stato quello il primo sgombero del mese. Il 10 agosto le forze dell’ordine avevano imposto a decine di famiglie di abbandonare l’ex sede dell’Inps di via Quintavalle, a Cinecittà. Molti di loro si accampati in una tendopoli nel portico della basilica dei Santi Apostoli. Dopo gli sgomberi di via Curtatone i movimenti per la casa hanno organizzato un corteo, svoltosi la scorsa settimana a Roma. Ora i riflettori si stanno puntando sulle altre situazioni di emergenza, e il timore che la tensione possa tornare ad impennarsi aumenta.
Foto Stefano Carofei/Imagoeconomica