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Ecco dove Papa Francesco ha scudiasciato i tradizionalisti

Papa Francesco e Angelo Bagnasco
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Tradizionale scambio di auguri pre-natalizio, oggi, in Vaticano. Papa Francesco ha incontrato i cardinali e i vescovi della Curia romana nella Sala Clementina e ha speso parole molto dure contro i tradizionalisti. Un affondo che Andrea Mainardi – nel suo articolo per Formiche.net (qui il link) – ha spiegato così:

Bergoglio si è fatto chirurgo. Un bisturi operato sulle forze di resistenza al cammino di riforma che intende portare avanti. E alla fine ha consegnato a tutti i cardinali la terapia domiciliare, regalando il volume del gesuita Claudio Acquaviva “Accorgimenti per curare le malattie dell’anima”. Un libro, ha detto stamane in Sala Clementina, che aveva ricordato grazie alle parole dette due anni fa dal cardinal Walter Brandmüller, uno dei firmatari dei recenti dubia”.

Prosegue ancora Mainardi: “Duro l’elenco delle resistenze alle riforme. Che per Bergoglio sono di tre tipi: aperte, nascoste, malevole. Anche se tutte, concede, “meritano di essere ascoltate”, perché “l’assenza di reazione è segno di morte! Quindi le resistenze buone – e perfino quelle meno buone – sono necessarie e meritano di essere ascoltate”. Come già aveva abbozzato nella veloce omelia mattutina in Santa Marta il 1 dicembre scorso, i tre atteggiamenti di resistenza si accompagnano ad un crescendo di giudizio negativo. Le buone “nascono spesso dalla buona volontà”, ma quelle nascoste “da cuori impauriti o impietriti”, e sono segno di “gattopardismo spirituale di chi a parole si dice pronto al cambiamento, ma vuole che tutto resti come prima”. Le parole più crude le riserva a chi resiste in maniera malevola, come fossero lupi “in veste di agnelli”. Opposizioni “che germogliano in menti distorte e si presentano quando il demonio ispira intenzioni cattive”, fatte di parole “accusatorie”. Non manca una staffilata a chi si rifugia “nelle tradizioni, nelle apparenze, nelle formalità, nel conosciuto, oppure nel voler portare ‎tutto sul personale senza distinguere tra l’atto, l’attore e l’azione”. Papale papale, davanti a un collegio cardinalizio in cui siede un’eminenza – il cardinal Burke – che ha tirato fuori dall’armadio pezzi di abbigliamento ecclesiastici mai aboliti ma ormai fuori moda come l’ampio cappello porpora – il galero – e il lungo mantello detto cappamagna”.

E ancora il riferimento – sotto molti aspetti particolarmente significativo – che Papa Francesco ha fatto a Paolo VI: “Parlando a un collegio cardinalizio inevitabilmente non giovanissimo, il Papa ha insistito sul fatto che il processo di riforma che ha guidato dalla sua elezione non è solo estetica, “come una sorta di lifting, di maquillage oppure di trucco per abbellire l’anziano corpo curiale, e nemmeno come una operazione di chirurgia plastica per togliere le rughe”. “Cari fratelli – ha scandito – non sono le rughe che nella Chiesa si devono temere, ma le macchie!”. La nota al testo letto è ancora più squillante, con un riferimento a un discorso di Paolo VI – forse il predecessore più amato da Bergoglio e molto citato anche stamattina – nel quale il beato riconosceva come l’apparato curiale sia aggravato dalla “sua venerabile età”.

Ecco le foto della cerimonia di auguri a cui ha preso parte Papa Francesco

(Foto di Romano Siciliani/Imagoeconomica)



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