Come ogni anno, l’Istituto Bruno Leoni ha organizzato una cena per consegnare il Premio in ricordo del grande filosofo dei diritto e scienziato sociale. Dopo i riconoscimenti a Deirdre N. McCloskey (2016), Richard Pipes (2015) e Mario Vargas Llosa (2014), il Premio Bruno Leoni 2017 è stato assegnato al giovane politico venezuelano Leopoldo López, fondatore del partito Voluntad Popular, ex sindaco del municipio Chacao di Caracas e uno dei più noti prigionieri politici del regime chavista.
Attualmente López è agli arresti domiciliari a Caracas. A ricevere il premio a suo nome durante la cena del 20 novembre all’Alcatraz di Milano ci sono stati il padre Leopoldo López Gil e la madre Antonieta Mendoza.
Secondo gli organizzatori, il Premio Bruno Leoni riconosce il contributo di figure che hanno fatto della libertà individuale il centro della propria vita, della propria riflessione individuale o del proprio impegno civile, facendo avanzare le idee della libertà individuale, del mercato, della libera concorrenza.
L’Istituto Bruno Leoni ha voluto premiare Leopoldo López in nome delle “persone che combattono ogni giorno per le libertà individuali in Venezuela, sotto una dittatura sempre più spietata – sostengono gli organizzatori -. È un segno di vicinanza a una popolazione che sta soffrendo, in carne e in spirito, il drammatico e prevedibile passaggio dalla requisizione e redistribuzione pubblica della ricchezza alla carestia, e che si è vista togliere pezzo dopo pezzo la libertà economica, politica e infine civile nel nome del socialismo del XXI secolo”.
Durante la cena, Franco Debenedetti, presidente dell’Istituto Bruno Leoni, ha detto che “è con grande commozione e profonda partecipazione che il Premio Bruno Leoni, la nostra fiaccola della libertà, sia stato assegnato quest’anno a una persona che è privata della libertà personale perché ha cercato di far qualcosa per la libertà del suo Paese: Leopoldo Lopez. La sua è una storia da fare conoscere, specialmente ai politici e ai giornalisti italiani, e sono tanti, che si ostinano a considerare il ‘socialismo del XXI secolo’ di Chávez un modello. E non quello che è, cioè un incubo”.
Alla cena di premiazione erano presenti fra gli altri Oscar Giannino, Nicola Rossi, Marco Tronchetti Provera, Alberto Mingardi e Stefano Parisi.
Foto Francesco Cocco