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Amato, Ferrara, Maggioni e Prodi presentano il libro di Alessandro Barbano. Le foto

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Giuliano Amato
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Romano Prodi
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Romano Prodi
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Romano Prodi
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Monica Maggioni
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Alessandro Barbano
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Alessandro Barbano
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Romano Prodi
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Alessandro Barbano
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Francesco D’Onofrio e Alessandro Barbano
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Alessandro Barbano
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Alessandro Barbano e Nicola Latorre
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Alessandro Barbano e Giovanni Minoli
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Monica Maggioni
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Alessandro Barbano e Monica Maggioni
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Monica Maggioni e Claudio De Vincenti
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Claudio De Vincenti
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Giovanni Minoli e Giuliano Ferrara
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Giuliano Ferrara e Francesco Gaetano Caltagirone
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Francesco Gaetano Caltagirone e Romano Prodi
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Francesco Gaetano Caltagirone e Romano Prodi
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Gianni Letta e Romano Prodi
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Giuliano Ferrara e Romano Prodi
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Giuliano Ferrara e Romano Prodi
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Giuliano Ferrara e Romano Prodi
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Romano Prodi, Giuliano Amato e Monica Maggioni
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Lorenzo Tagliavanti
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Giuliano Ferrara, Romano Prodi, Monica Maggioni e Giuliano Amato
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Gianni Letta, Lorenzo Tagliavanti e Francesco Gaetano Caltagiorne
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Romano Prodi, Monica Maggioni, Giuliano Amato e Alessandro Barbano
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Giuliano Amato
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Romano Prodi
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Giuliano Ferrara
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Monica Maggioni
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Romano Prodi
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Paolo Mieli
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Il 20 aprile al Tempio di Adriano è stato presentato l’ultimo libro di Alessandro Barbano, direttore de Il Mattino di Napoli, Troppi diritti. L’Italia tradita dalla libertà, edito da Mondadori. Insieme all’autore Giuliano Amato, Giuliano Ferrara, Paolo Mieli, Romano Prodi, Lorenzo Tagliavanti, con la giornalista Monica Maggioni a fare da moderatrice.

Come si legge dalla quarta di copertina del libro, secondo Barbano l’Italia è in un pantano che blocca ogni tentativo della politica e della società di riscattare il Paese e “in passato i diritti individuali sono stati il carburante che ha alimentato la nascita, la crescita e l’affermarsi delle democrazie a scapito di assolutismi e di totalitarismi. Ma quando quei diritti sono diventati princìpi guida delle società, è emerso anche il loro lato oscuro, favorito oggi dallo sviluppo di innovazioni tecniche che aprono inedite prospettive. Proprio la visione di queste nuove possibilità amplia lo spazio delle aspirazioni del singolo e dei gruppi, facendo perdere di vista il limite etico insito nel concetto stesso di libertà. È ciò che si definisce «dirittismo», malattia che esibisce un sintomo ormai sotto gli occhi di tutti: la crisi della delega, ossia la rinuncia a qualsiasi mediazione tra gli interessi di uno o di pochi e quelli di tutto il corpo sociale.

È accaduto nel campo politico, dove il dirittismo si è tradotto in aperta diffidenza nella classe dirigente e nel diffuso astensionismo; nel campo del sapere, dove manca il criterio della meritocrazia; e nella sanità, dove vale per tutti l’esempio del movimento contro i vaccini. E, altrettanto grave, è accaduto nel campo dei media, dove strumenti come Internet, Facebook, Twitter hanno scalzato la mediazione della carta stampata, stravolgendo spesso il messaggio veicolato. La combinazione di diritti e tecnica si è così tramutata in un fattore di indebolimento e disgregazione della stessa democrazia. Quello di Barbano è un viaggio nel pensiero di un Paese tradito dalla libertà, in cui nessuna élite ha più il coraggio di dire il vero e di fare i conti con minoranze organizzate sotto la bandiera dei diritti acquisiti. Dal palazzo alla piazza, dai giornali alla Rete, dalla scuola alla giustizia, il discorso pubblico non è più al servizio della democrazia. Troppi diritti intende raccontare come ciò sia accaduto e che cosa fare per uscire da una simile crisi epocale”.

(Foto: Giuseppe Leanza-riproduzione riservata)

 



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