“Con internet non si vincono le elezioni, ma senza si perdono e, teniamo a mente, che ogni social non è solo un social, ma un mondo a sé. Sono queste le due direttrici tracciate da Antonio Palmieri nell’aprire il confronto in occasione della presentazione del libro “La Regina della Rete, le origini del successo digitale di Giorgia Meloni”, Graus Edizioni, 2023, svoltasi nella Sala Zuccari di Palazzo Giustianiani su iniziativa del Presidente del Comitato per la Legislazione, senatore Domenico Matera.
Con loro due al tavolo dei relatori c’erano anche Flavia Fratello, giornalista del Tg La7, a coordinare il dibattito, l’autore del libro, Domenico Giordano, spin doctor e social media analyst dell’agenzia Arcadia, Tommaso Longobardi, responsabile social di Giorgia Meloni e Nunzia De Girolamo, giornalista e conduttrice televisiva con il suo programma Ciao Maschio in onda su Rai Uno e con un recente passato da parlamentare azzurra e di ministro delle Politiche agricole e giornalista. È stata proprio la De Girolamo, che ha vissuto le due diverse dimensioni per popolare le piattaforme, prima quella politica – istituzionale e ora quella dell’infotainment, a ribadire come il “social normalizza il politico, lo rende raggiungibile, ma al tempo stesso alcuni social, vanno usati con assoluta parsimonia dai leader, TikTok ad esempio può essere molto pericoloso, si corre il rischio di diventare ridicoli”.
Un rischio, per la verità, che sembra non correre affatto Giorgia Meloni, perché come ha avuto modo di sottolineare Tommaso Longobardi nel suo intervento il compito del social media manager di un leader è la “valorizzazione autentica della persona, il suo lato umano, non serve costruirla artificiosamente e non abbiamo inseguito il sentiment della rete, perché la realtà è la cosa più importante in un racconto.
Fate conto che Giorgia Meloni non ama il principio dei social, perché lei è abituata ad approfondire, a studiare, a dare una spiegazione logica, ponderata che non si applica al principio dell’algoritmo. Una dinamica che non l’affascina per il suo modo di concepire la politica, perché a lei non piace la banalizzazione che il social impone al messaggio politico”. Nel confronto tra leader politici e le loro interazioni in rete è poi intervenuto Domenico Giordano che ha rimarcato un aspetto interessante nel confronto tra i due social leader politici del centro-destra: “Matteo Salvini ha usato il dato dei social per supportare il discorso politico, per dargli una legittimazione ex post, diversamente Giorgia Meloni è sempre partita dal discorso, da una precisa scelta editoriale di una linea politica identitaria, per arrivare al dato, insomma, quest’ultimo diventava funzionale per portare al maggior numero di utenti e follower il proprio verbo”.
La presentazione, infine, si è conclusa con il lancio degli Arcadia Mood Award che ha premiato le migliori performance ottenute sui rispettivi account social dai singoli relatori.