“Perché Pertini è il più amato dagli italiani? Perché lui era il Presidente ma si comportava come una persona normale. Io l’ho conosciuto quando è stato fatto presidente della Camera, ma lui approcciava nel modo giusto, senza darsi arie”. Un ricordo affettuoso, quello di Umberto Pizzi, di un Sandro Pertini uomo ancor prima che Capo dello Stato. L’occasione per ripercorrere le strade dei ricordi – le strade vere, quelle in cui gli capitava di fotografarlo – è l’uscita del film “Pertini – Il combattente”, di Graziano Diana e Giancarlo De Cataldo, ispirato al libro di De Cataldo “Il combattente – Come si diventa Pertini” (Rizzoli).
Ed è proprio per le strade della Capitale che Pizzi incrociava Pertini. “Fontanella Borghese era un ristorante che gli piaceva particolarmente. Quando usciva, noi gli facevamo le foto, per rallegrarci lui diceva ‘Ma che fate le foto, andiamo a prenderci il caffè’, e assieme andavamo a un bar lì vicino come fossimo davvero amici”. “Quando fu fatto Presidente della Repubblica – ricorda ancora Pizzi – entrò in gioco un sistema diverso, di sicurezza. Ma lui, al servizio di sicurezza che lo accompagnava ovunque, gli diceva: ‘Fate avicinare tutta la gente semplice e tutti i fotografi, fateli lavorare'”.
Non erano tante le uscite mondane del Presidente Petrini, e ancora meno quelle in cui era accompagnato dalla moglie. “Carla Voltolina, la moglie, era una donna di grande generosità, ma non le piaceva essere fotografata – spiega Pizzi -. In una occasione li seguimmo, noi fotografi, mentre andavano a uno spettacolo al Teatro Argentina. Lei si vergognava un po’, e lui dise ‘Carla, fai lavorare questi ragazzi. Questo è uno dei pochi lavori onesti rimasti in questo Paese’, così riuscimmo a fotografarla”.
“Erano persone semplici, non hanno mai abitato al Quirinale. Se c’è da chiamare compagno o amico, potevi chiamarlo amico, perché con lui potevi dividere il pane”. Le strade dei ricordidi Pizzi procedono per salti, i teatri, le serate al ristorante, le passeggiate per strada circondato dalla gente comune. La linea dritta della memoria non esiste, quando i sentimenti e l’affetto accompagnano le immagini che una dopo l’altra, come da un archivio personale dentro i faldoni della mente, saltano fuori senza una logica precisa. “Una volta lo incrociai per strada e gridai ‘Presidente, Presidente!’ per farlo girare, e lui mi rispose: ‘Macché presidente, chiamami Sandro’, ma io non potevo, era il Capo dello Stato, anche se lo conoscevo bene”.
“Se n’è andato con un grande dolore per tutti – ricorda ancora Pizzi -, è stato come perdere un padre, a prescindere dall’appartenzenza. È un discorso che vale perché era una persona perbene, soprattutto”.
Ecco, allora, Sandro Pertini, nelle foto d’archivio di Umberto Pizzi.
(c) Umberto Pizzi – Riproduzione riservata