Ieri è morto Shimon Peres, l’ultimo dei padri fondatori di Israele, da due settimane ricoverato presso l’ospedale Sheba di Tel-Aviv, per via di un’ischemia cerebrale. Domani la salma sarà esposta alla Knesset, il parlamento israeliano con sede a Gerusalemme, mentre i funerali si svolgeranno venerdì. Sono attesi Obama, i Clinton e il premier canadese Trudeau.
Una vita devoluta al servizio di Eretz Yisrael, la Terra di Israele, quella di Peres. Vice-ministro, ministro, primo ministro e infine presidente. Considerato un falco – da ministro della Difesa aveva approvato i primi insediamenti ebraici nella Cisgiordania occupata ed era primo ministro quando aerei da guerra israeliani bombardarono il villaggio libanese di Qana, uccidendo 106 – si era poi trasformato in colomba. Da responsabile della politica estera israeliana, è stato uno dei fautori degli accordi di pace di Oslo nel 1993, per i quali è stato insignito del premio Nobel, insieme all’allora premier Yitzhak Rabin e al presidente palestinese Yasser Arafat.
Nel 2007 era divenuto il nono capo di Stato di Israele, quando promosse la pace con i vicini palestinesi, e per questo spesso in disaccordo con il primo ministro Benjamin Netanyahu.
Esponente storico del partito laburista israeliano, che aveva contribuito a fondare, ha intrapreso la carriera politica a 25 anni, grazie al padre di Israele, David Ben Gurion, il “figlio del leone”.