Nove arresti e 16 indagati. Il nuovo stadio della Roma rischia di impantanarsi nell’inchiesta della Procura di Roma su una presunta corruzione nell’ambito della variante del progetto licenziato nel febbraio dello scorso anno col taglio del 50% delle cubature rispetto al progetto iniziale. E per Virginia Raggi sono nuove grane.
Ad essere arrestati infatti sono stati politici, consulenti e il costruttore che hanno concorso al nuovo progetto: in carcere sono finiti il costruttore Luca Parnasi e i suoi collaboratori Luca Caporilli, Simone Contasta, Naboor Zaffiri, Gianluca Talone e Gianluca Mangosi. Ai domiciliari invece Adriano Palozzi, vicepresidente del Consiglio della Regione Lazio di Forza Italia, Michele Civita, ex assessore regionale del Pd, Luca Lanzalone, presidente Acea e consulente per M5S sullo stadio.
L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo dunque ipotizza una rete di corruzione trasversale, che tocca sia Campidoglio che Regione Lazio, e ‘tripartisan’ coinvolgendo esponenti locali di spicco del Pd, M5S e Forza Italia: secondo l’accusa il metodo corruttivo veniva considerato dalla società di Parnasi un “asset di impresa” e si sostanziava in soldi,consulenze e fatture per operazioni inesistenti a Lanzalone e Palozzi e la promessa di assunzione del figlio all’ex assessore Civita.
Lanzalone, attuale presidente di Acea, tra il gennaio e il febbraio del 2017 si occupò del dossier Stadio nelle vesti di consulente per gli M5S e portò avanti una mediazione con la Eurnova, la società dell’imprenditore Parnasi che acquistò i terreni dell’ippodromo di Tor di Valle, destinati ad ospitare lo Stadio, dalla società Sais della famiglia Papalia. Su questa compravendita ci fu un’altra inchiesta ora approdata in aula.