“È morto Tullio De Mauro. Linguista, docente universitario, autore del Grande dizionario italiano dell’uso e della Storia linguistica dell’Italia unita, aveva 84 anni. È stato ministro della Pubblica istruzione dal 2000 al 2001”. Con questo annuncio pubblicato sul sito del settimanale Internazionale – diretto dal figlio, Giovanni De Mauro – è stata confermata la morte dell’intellettuale.
Nato a Torre Annunziata (Napoli) nel 1932, De Mauro era figlio di un chimico. La sua famiglia aveva poco a che fare con le lettere: da generazioni erano medici e farmacisti. La madre era insegnante di matematica.
Ma la passione di De Mauro per la parola fu inarrestabile. Nel 1956 si è laureato in Lettere classiche a Roma. È stato professore universitario a Napoli, Chieti, Palermo e Salerno.
Dal 1974 al 1996 è stato professore ordinario di Filosofia del linguaggio all’Università La Sapienza di Roma e dal 1996 insegnava Linguistica generale. È stato consigliere della Regione Lazio negli anni ’70’ e ’80 e membro del Consiglio di amministrazione de La Sapienza. Inoltre, ha svolto il ruolo di presidente della Istituzione biblioteche e centri culturali di Roma. Nel 2001 è stato nominato dal presidente della Repubblica Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana. Nel 2008 gli è stato conferito l’Honorary Doctorate dall’Università di Waseda a Tokyo.
Per molti anni si è dedicato allo studio della linguistica generale, in particolare con i modelli di semantica teorica e storica. Ha eseguito ricerche sugli aspetti linguistico-culturali della società italiana e altri studi sociologici. De Mauro recentemente ha coordinato la preparazione di un nuovo dizionario dell’italiano contemporaneo. Qui un suo interessante articolo, pubblicato da Internazionale, su “Le parole che feriscono” e la ricerca “hate word” della Commissione europea. “Anche nell’odio le parole non sono tutto, ma anche l’odio non sa fare a meno delle parole”, aveva scritto De Mauro.