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La prima Turandot di Pappano è un successo. Le foto di Pizzi

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Alessandra Borghese
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Ambasciatore cinese Li Junhua con la moglie
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Claudio De Vincenti e moglie
Dacia Maraini e Roberto Cotroneo
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Dacia Maraini e Roberto Cotroneo
5 / 23
Dino Trappetti
7 / 23
Generoso De Meo
8 / 23
Giulio Maira con la moglie Carla Vittoria
9 / 23
Marilù Gaetani Rebecchini e Sandra Monteleoni
10 / 23
Nicola e Beatrice Bulgari
11 / 23
Paola Severino
12 / 23
Gli abiti originali della Turandot 1926
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Gli abiti originali della Turandot 1926
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Gli abiti originali della Turandot 1926
15 / 23
Gli abiti originali della Turandot 1926
20 / 23
Innocenzo Cipolletta
22 / 23
Sandra Carraro
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Giovanni Tria con la moglie Maria Stella Vicini
Dacia Maraini e Roberto Cotroneo

Ieri sera all’Auditorium di Santa Cecilia ha debuttato la Turandot di Puccini diretta da Antonio Pappano (era la sua prima volta), con il tenore tedesco Jonas Kaufmann e il soprano americano Sondra Radvanovsky.  L’opera, ambientata in una Pechino ai tempi delle favole, andò in scena il 25 aprile 1926, due anni dopo la morte dell’autore, diretta da Arturo Toscanini. Il grande maestro – l’episodio è entrato nella leggenda – posò la bacchetta dopo l’ultima scena scritta dal compositore e disse al pubblico: “Qui finisce l’opera, perché a questo punto il Maestro è morto. La morte in questo caso è stata più forte dell’arte”.

La sera seguente Toscanini diresse l’opera, ma tagliò gran parte delle battute del finale scritto da Alfano che invece Pappano ha eseguito integralmente. Racconta l’Ansa che ”Alfano non era geniale come Puccini – ha spiegato Sir Tony alla vigilia della ‘prima’ – tuttavia il suo finale dal punto di vista teatrale funziona, e quindi abbiamo deciso di eseguirlo e di registrarlo nel disco, comprese le 104 battute soppresse da Toscanini”.

Nel foyer erano esibiti i due abiti di Turandot realizzati dal costumista Caramba per la prima assoluta del 1926. Tra il pubblico, Paola Severino, l’ambasciatore cinese Li Jinhua, Giovanni Tria e Innocenzo Cipolletta.

Copyright Umberto Pizzi

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