Roma rende omaggio a uno dei grandi maestri del cinema con la mostra “C’era una volta Sergio Leone”, al Museo dell’Ara Pacis fino al 3 maggio. Sono trascorsi 30 anni dalla morte e 90 dalla nascita di questo grande regista che ha esordito come attore, diretto i peplum, riscritto letteralmente il western e firmato un capolavoro come “C’era una volta in America”.
La mostra prodotta dalla Cinémathèque française e dalla Fondazione Cineteca di Bologna, e curata dal direttore della cineteca Gian Luca Farinelli, ripercorre tutta la vita di Leone, dall’infanzia in cui respirò aria di cinema grazie al padre, l’attore e regista Roberto Roberti, uno dei pionieri del cinema muto italiano, e alla madre, l’attrice Bice Waleran.
Nel ’41 Sergio iniziò a recitare, e figura anche tra le comparse in “Ladri di biciclette”, di Vittorio De Sica, poi lavorò molti anni come assistente alla regia e negli anni ’50 come direttore della seconda unità in peplum come “Quo vadis” di Mervyn LeRoy e soprattutto il “Ben-Hur” di Wyler, vincitore di 11 Oscar, fino all’esordio alla regia con “Il colosso di Rodi”. È stato però con la sua trilogia “Per un pugno di dollari”, “Per qualche dollaro in più”, “Il buono, il brutto, il cattivo” che Leone diede vita al genere degli spaghetti-western, lanciando anche un attore fino ad allora poco considerato come Clint Eastwood.
Con “C’era una volta il west” riscrisse proprio la grammatica del cinema. In mostra ci sono foto di scena, locandine, bozzetti, filmati, costumi, compreso il celebre poncho di Clint Eastwood. Poi ci si immerge nel mondo di “C’era una volta in America”, film che ha segnato la storia del cinema, con i tanti volti di De Niro, gli abiti firmati da Gabriella Pescucci, alcune scene indimenticabili del film. Molti registi americani, da Scorsese a Tarantino, da Coppola a Lucas hanno riconosciuto il loro debito nei confronti del cinema di Leone. Nella mostra Verdone lo ricorda, imitandolo, come produttore dei suoi primi film, mentre una grande sezione è dedicata all’amicizia e alla collaborazione con Ennio Morricone, uno dei sodalizi più importanti della storia del cinema. Addirittura a partire da “Per qualche dollaro in più” i brani già scritti da Morricone venivano diffusi sul set per far immergere gli attori nell’atmosfera del film.
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