In Venezuela, il regime di Nicolás Maduro si sta togliendo la maschera democratica. La trasformazione è cominciata con la decisione di cancellare con un decreto il Parlamento. Il popolo, stanco della cattiva gestione governativa, è sceso in piazza per protestare. Ora con la repressione delle manifestazioni il regime sta svelando il suo vero volto: totalitario.
Le strade di Caracas sono un campo di battaglia. Colleghi giornalisti sono aggrediti mentre lavorano, i bambini devono scappare dalle scuole e dalle case perché diventa impossibile respirare in mezzo alle bombe.
Anziani, donne incinta, ragazzini… La violenza con cui il regime cerca di contenere le proteste pacifiche dell’opposizione non fa sconti. L’ordine è impedire i cortei.
Ieri un ragazzo di 20 anni, Juan Pernalete, è morto per l’impatto di una bomba lacrimogena sul petto. Ricardo Parabán, membro della Croce Verde – gruppo di studenti della Facoltà di Medicina che assistono volontariamente i feriti nelle manifestazioni – , l’ha portato in ospedale in moto, ma è arrivato senza vita. Alla telecamera di Caraota Digital, il giovane volontario ha detto: “Fino a quando lascerete che muoia la nostra famiglia, i nostri amici? Chi non va via dal Paese muore vittima della criminalità, o muore per colpa di quelli che colpiscono una manifestazione come quella di oggi. Siamo solo venezuelani che vogliamo un futuro migliore. Noi della Croce Verde ci prepariamo per salvare vite, ma qui non possiamo fare nulla”.
Nonostante i rischi, i venezuelani non si fermano. Anzi, escono più numerosi e con più coraggio. Uno di loro ieri ha detto: “La repressione è stata brutale. Ma non importa. Peggio è continuare a vivere sotto il chavismo”.
Ecco le foto della repressione del regime di Maduro pubblicate dall’account Instagram Venezuela lucha