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Pubblichiamo un articolo di Affari Internazionali.

Sembra giunta l’ora della svolta. La crisi politica che ha bloccato la transizione in Tunisia dopo l’omicidio in luglio del leader dell’opposizione Muhammad Brahmi pare sbloccarsi. Il 23 ottobre è iniziato il dialogo nazionale tra partiti di governo e opposizione che dovrà decidere, tra l’altro, data e modalità di svolgimento delle nuove elezioni. L’attuale governo, composto da una “Troika” di tre partiti, fra cui quello degli islamisti, al-Nahda, con un peso nettamente predominante, cederà il passo a un esecutivo provvisorio di tecnici che dovrà fare da ponte verso le elezioni.

Irriducibili
Al lancio del dialogo nazionale ha fatto da contraltare la protesta che i membri “irriducibili” del Fronte di salvezza nazionale, che riunisce le principali forze di opposizione, hanno simbolicamente organizzato in concomitanza con l’anniversario dell’elezione dell’Assemblea nazionale costituente (Anc) perché considerano illegittimi sia l’esecutivo sia l’Anc, essendo il mandato di quest’ultima scaduto da un anno.

Il fronte dell’opposizione non solo è diviso tra quanti partecipano al dialogo nazionale e quanti invece lo rifiutano, ma anche tra chi ritiene necessaria la dissoluzione del governo e dell’Anc e chi, invece, propende solo per la dissoluzione del primo.

Inizialmente, ci si aspettava che il governo rassegnasse le dimissioni all’avvio del dialogo nazionale. Era quanto, in effetti, prefigurava una dichiarazione attribuita al primo ministro di al-Nahda, ‘Ali Laraayedh. Va ricordato che l’ex premier Hamadi Jebali si era dimesso dopo l’omicidio di un altro leader dell’opposizione, Shukri Belaid, nel febbraio scorso. Quel gesto aveva colto di sorpresa il direttivo di al-Nahda, e Jebali ne aveva guadagnato in credibilità: agli occhi della società civile non era più “uomo del partito”, ma “uomo delle istituzioni”.

Dopo settimane di intense negoziazioni mediate dall’Unione generale dei lavoratori tunisini (Ugtt) e da tre altre organizzazioni della società civile, i membri della Troika e alcune forze d’opposizione hanno concordato una road map che concede all’Anc un mese di tempo per concludere la Costituzione e tre settimane per lo scioglimento del governo. La presidenza del consiglio ha aggiunto, inoltre, che il governo si dimetterà solo dopo l’adozione di una nuova legge elettorale.

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Pietro Longo è postdoctoral research fellow in Diritto musulmano e dei Paesi islamici all’Università di Napoli l’Orientale.

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