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La politica è l’arte del possibile, diceva Otto von Bismarck. Una lezione che pare aver appreso molto bene Matteo Renzi che ha abbandonato del tutto la via che lo ha reso celebre, quella della “rottamazione” della vecchia classe dirigente del centrosinistra.

DALLA SICILIA CON AMORE
Dopo aver infatti predicato la necessità di mandare in “pensione” politica chi “ha già dato”, Renzi accetta di buon grado il sostegno offertogli da due sindaci, non certo alle prime armi, come Enzo Bianco (ex Margherita) primo cittadino di Catania, e Leoluca Orlando (ex Dc, ora Idv) che indossa la fascia tricolore a Palermo. Entrambi di provenienza centrista come Renzi e entrambi sindaci di due importanti e popolose città del Sud, i cui voti fanno forse troppo gola all’inquilino di Palazzo Vecchio.

L’APPOGGIO DEGLI EX DS
Ma il sindaco di Firenze non ha disdegnato anche “endorsement” del tutto inaspettati, almeno fino a poco tempo fa, come quelli provenienti dall’area degli ex Democratici di Sinistra, la parte del Pd nata dalla fine dell’esperienza del Partito comunista italiano.
Un appoggio a metà, senz’altro il più stupefacente viste le baruffe passate, è arrivato da Massimo D’Alema, ex presidente del Consiglio e uomo-simbolo della componente che arriva da Botteghe oscure. L’ex leader Ds ha dichiarato non molto tempo fa che Renzi è una risorsa per il centrosinistra, a patto che giochi la partita della premiership e non quella della segreteria di partito, un ruolo nel quale D’Alema non lo vede in grado di “esprimere al meglio” il suo potenziale.
Anche il sindaco di Torino ed ex segretario Ds, Piero Fassino, fresco presidente dell’Anci, poco più di un mese fa durante la trasmissione Agorà estate aveva confermato timidamente di vedere di buon occhio il sindaco di Firenze: “Io suo sponsor? Renzi è una personalità del Pd che non ha bisogno di testimonial o padrini, interpreta una domanda di rinnovamento diffusa nel Paese, ha una popolarità molto ampia e penso sia una risorsa importante per il partito. Spesso si dice che la politica non è in grado di rinnovarsi, Renzi è la dimostrazione che non è così. A questo punto è importante che Renzi dica anche quali sono i suoi programmi”.

UN CAMBIO DI LINEA?
Se il sostegno dei centristi sembra assolutamente in linea con la provenienza politica di Renzi – ex giovane della Margherita – quello dell’area ex Ds va letto in un’ottica del tutto strategica. Da tempo Renzi cerca sponde nel partito per rompere l’asse governativo composto dal trio Letta-Bersani-Franceschini, che lo ha di fatto messo ai margini, grazie anche al sostegno soft del segretario del Pd, Guglielmo Epifani, fin troppo temporeggiatore nel definire la roadmap per il congresso. Un alleato che il sindaco di Firenze potrebbe aver trovato proprio in D’Alema, ansioso di tornare alla ribalta e di togliersi qualche sassolino dalla scarpa.
D’altro canto Renzi potrebbe anche aver deciso di non rifiutare più il sostegno dei big, perché resosi conto che una carica eccessiva di rottura non ripagherebbe poi tanto quanto un atteggiamento più dialogante e una solida rete di alleanze ancora tutte da costruire.

Il Rottamatore Renzi ora ricicla rottamandi?

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