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Considero il frequente e facile ricorso a elezioni politiche anticipate come una delle più dannose patologie italiane“.
Si difende così Giorgio Napolitano, che in una lettera inviata al direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, replica alle accuse di Fausto Bertinotti. L’ex presidente di Montecitorio, con una missiva alla medesima testata, aveva accusato ieri il presidente della Repubblica di imporre la propria visione di governo all’intero Paese.

LE ACCUSE DI BERTINOTTI
In una lettera aperta al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano pubblicata ieri dal Corriere della Sera, Fausto Bertinotti, ex segretario del Partito della Rifondazione comunista (1994-2006) ed ex presidente della Camera (2006-2008), si è rivolto al capo dello Stato dicendo che “non può congelare d’autorità una delle possibili soluzioni al problema del governo del Paese, quella in atto, come se fosse l’unica possibile, come se fosse prescritta da una volontà superiore o come se fosse oggettivata dalla realtà storica”.
Lei – ha scritto ancora, riferendosi all’appello di Napolitano sulla possibile speculazione dei mercati in caso di una caduta prematura del governo di larghe intesenon può trasformare una sua, e di altri, previsione sui processi economici in un impedimento alla libera dialettica democratica”.

LE STILETTATE DEL PRESIDENTE
Nella sua missiva, Giorgio Napolitano ricorda tra le righe, a Bertinotti e ai lettori, come il suo sia un settennato straordinario al quale la politica stessa lo ha chiamato e che “dovette penare” per evitare lo scioglimento delle Camere nel novembre 2011 e nella primavera 2013.
La lettera è per il presidente della Repubblica anche l’occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe.
C’è bisogno – scrive il capo dello Stato, stimmatizzando l’ottusità di parte del Pd a rincorrere maggioranze improbabili e insostenibili – di ricordare l’insuccesso del tentativo di Bersani, che ebbe da me, dopo le elezioni di febbraio, l’incarico, senza alcun vincolo o limite, di esplorare la possibilità di una maggioranza parlamentare diversa da quella che è stata poi posta a base del Governo Letta? E i successivi e più recenti sviluppi politici hanno forse fatto delineare quella possibilità di cui Bersani dovette registrare l’insussistenza? Comunque nessun “congelamento” ovvero “impedimento” – parole grosse – “alla libera dialettica democratica”. Il Parlamento è libero, in ogni momento, di votare la sfiducia al Governo Letta“.
Ma il Presidente della Repubblica – aggiunge Napolitano lanciando un indiretto fendente ad uno scalpitante Matteo Renzi, ansioso di giocare la partita della premiership e al quale aveva risposto indirettamente negli scorsi giorni – “ha il dovere di mettere in guardia il Paese e le forze politiche rispetto ai rischi e contraccolpi assai gravi, in primo luogo sotto il profilo economico e sociale, che un’ulteriore destabilizzazione e incertezza del quadro politico-istituzionale comporterebbe per l’Italia. So bene che “in caso di crisi”, resta “il ricorso al voto popolare” e che da qualche parte si confida nella possibilità “di dare vita” così “a un’alternativa di Governo”. Ma di azzardi la democrazia italiana ne ha vissuti già troppi.
Dovetti io stesso sciogliere le Camere nel febbraio 2008 – conclude Napolitano – prendendo atto dello sfaldamento di una maggioranza che si presumeva “omogenea” e dell’inesistenza, allo stato, di una diversa maggioranza di Governo”.

Corriere, Napolitano scortica Bertinotti

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