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La rottura all’interno del Pdl tra il gruppo guidato da Angelino Alfano e l’altro di Forza Italia capeggiato da Silvio Berlusconi, pur se tra rispetto e forma, si sta consumando in modo irreversibile. Si parlava già di costituzione di gruppi parlamentari autonomi da parte dei seguaci di Alfano, ma poi c’è stato un momento di resipiscenza e si è rinviato. E’ giusto comunque attendere e avere comprensione per le tensioni che si stanno vivendo nei palazzi berlusconiani, per capire cosa accadrà.
Si tratta di interpretare gli scenari che si presenteranno dopo il big-bang nell’area berlusconiana. Un futuro che non può assolutamente somigliare al tempo che stiamo per lasciarci alle nostre spalle. E’ indispensabile riferirsi alle culture politiche, più che mai vive, che hanno caratterizzato la storia della democrazia repubblicana in Italia. L’ultimo ventennio ha visto protagonista Berlusconi da un lato e gli epigoni del PCI dall’altro, entrambi senza cultura politica, che puntando su populismo e qualunquismo hanno rastrellato voti.
Iniziò male, purtroppo! La memoria va alla rottura dell’alleanza di centrodestra tra Bossi e Berlusconi, dopo appena sei mesi di vita del primo governo del Cav. a propulsione maggioritaria, e oggi si sta concludendo peggio. Già allora, quindi, si percepirono i germi di una malattia grave: coalizioni messe insieme per vincere le elezioni ma non in grado di governare. Le cure somministrate nei due decenni trascorsi sono state palliative, inadeguate, inutili. Il  risultato si è visto mercoledì con il patetico spettacolo sulla fiducia votata a Letta.
C’è stata un’alternanza fittizia tra centro-destra e centro-sinistra, con un centro inesistente. L’ipocrisia al potere! Entrambi gli esponenti dei due schieramenti, per non perdere il consenso degli elettori del centro, massacrato dalle incursioni giudiziarie del 1992-94, complici e conniventi la sinistra comunista e la destra fascistoide, hanno utilizzato la meschina astuzia chiamandosi centrodestra e centrosinistra. Nessuno però dei due poli ha mai mostrato di avere una cultura centrista di riferimento cui attingere per governare. Non poteva esserci, visto che tutto si è sempre configurato come un agglomerato indistinto, eterogeneo, tenuto insieme solo dalle transazioni di potere consumate tra i vari azionisti di maggioranza e minoranza. A destra come a sinistra. Il bipolarismo e l’alternanza erano il paravento, le parole “magiche” servivano a nascondere il nulla politico, cedendo il posto allo scontro urlato, sguaiato dei contendenti, per differenziarsi.
Le macerie lasciate sul campo sono enormi, un vero ospedale da campo dopo la battaglia, come direbbe Papa Francesco. E’ difficile sostenere per chi verrà dopo e dovrà guidare il Paese che bisogna  iniziare da dove sono arrivati i predecessori. Berlusconi e Prodi, semplificando, ci lasciano in eredità il disastro: un’Italia stressata, preoccupata, incupita, spremuta come un limone sotto ogni punto di vista, una classe dirigente incompetente, incapace, talvolta balorda e ignobile, che ha mortificato milioni di italiani per il mancato rispetto della memoria storica e della sostanza morale in politica. Un paese senza sogno, caratterizzato da precarietà in ogni settore, e da diffuse povertà.
Il centrodestra del 1994 costituito da Berlusconi, Bossi, Fini non poteva che essere un vestito carnevalesco, posticcio tenuto insieme da un collante molto fragile, che al primo brusco movimento sarebbe saltato, e così fu!
Il centrosinistra, orgoglio del compagno Occhetto che aveva messo su la gioiosa macchina da guerra(armata Brancaleone),invece, includeva alcune congreghe comuniste, un gruppo di socialisti, sempre competitori degli ex-falce e martello, e un po’ di democristiani: alternativi, storicamente e culturalmente, ai comunisti italiani.
Protagonisti e gregari dei due poli: senza cultura, senza stella polare, senza visione politica si lanciarono nella nuova avventura. E fu la seconda repubblica! Caratterizzata dal becero e ignobile moralismo dipietresco e dal velleitarismo maggioritario di Mario Segni. L’obiettivo principale delle due coalizioni era unicamente vincere le elezioni, solo quello. Mai uno straccio di programma di governo concreto e reale, al limite, qualche libro dei sogni. Non a caso entrambi hanno sempre fallito nel governare il Paese. Le due alleanze nate nel 1994 diventarono dopo vari passaggi i due partiti più grandi, solo numericamente, grazie soprattutto alla riforma elettorale definita Porcellum: uno chiamato PD a sinistra e l’altro PDL a destra, da tempo immersi in un interminabile crepuscolo a causa della loro inconsistenza. Nel titolo di questi partiti si ritrova la banalità dell’essere, la insignificanza politica, il loro anonimato.
La fine politica di Berlusconi, in procinto di abbandonare il campo, dopo le sentenze giudiziarie(?) e quanto accaduto con il voto di fiducia del 2 ottobre scorso, consiglia di attrezzarsi rapidamente per affrontare il futuro che è davanti a noi. Non è solo Berlusconi al tramonto, ma anche la sinistra di scaturigine comunista, che finalmente dovrà cedere il posto ad una sinistra democratica di stampo europeo. La terza fase della repubblica italiana, nell’inaugurare il nuovo corso, dovrà poggiarsi su partiti politici veri, dotati di cultura, di politica, di organizzazione riscoprendo le filosofie che hanno supportato la costruzione della nostra democrazia. Al di fuori del pensiero popolare, socialista, liberale non si riescono ad individuare altre dottrine politiche democratiche a sostegno di partiti che aspirano a cimentarsi con il buon governo dell’Italia.

Il tramonto di Berlusconi, degli ex-comunisti e il ritorno alla politica

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