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L’articolo scritto dal direttore Michele Arnese induce ad una riflessione politica e – per me – anche “sentimentale”. La decisione di ritornare a Forza Italia potrebbe essere sensata dal punto di vista elettorale, visto il forte appeal che del simbolo e della storia di quel partito (mi piace utilizzare questo termine, oggi caduto in disgrazia e trattato con disprezzo). Il problema, a mio parere, è che manca tutto il resto. Manca una visione dell’Italia, manca una classe intellettuale e dirigente in grado di guidare la formazione rinata. Ma, principalmente, l’operazione difetta in credibilità. Dopo 20 anni di promesse ed annunciate rivoluzioni liberali (aggettivo di cui si è abusato a dismisura) abbiamo una pressione fiscale asfissiante, uno Stato che spende 800 miliardi di euro l’anno, un debito pubblico superiore ai 2 trilioni di euro, un’economia debilitata, a corto di idee, priva di capacità di reazione, vicina al punto di collasso. Se nessuno è colpevole in toto, nessuno può però dichiararsi estraneo a questo stato delle cose.

I dubbi non sono finiti. Se davvero il progetto fosse a lungo termine come mai la sostenibilità economica dell’iniziativa è affidata al solo fund raising (parola splendida, complessa però da mettere in atto)? Se un investitore crede davvero nella propria impresa, sarà sempre disposto ad iniettare capitale proprio. Questa volta pare che non accadrà. La scusa dell’abolizione del finanziamento pubblico (ancora in divenire…) non regge. La classe dirigente, inoltre, è sempre la stessa. Davvero si crede sufficiente un maquillage grafico per cancellare un ventennio di attività politica ricca di contraddizioni? Infine, perché l’entusiasmo per la riesumazione di FI è dimostrato solo da coloro che, senza il nome e la figura di Berlusconi (padre o figlia), vedrebbero l’aula parlamentare solo dal televisore, comodamente seduti in poltrona? Mi fermo qui con la mia lista di domande.

La conclusione a cui giungo, caro direttore, è che questa operazione sia solo un espediente tattico, utile a negoziare e ad avere diverse opzioni a cui attingere nel momento del bisogno. Di politico non vedo nulla, non credendo alle minestre riscaldate. Forza Italia è stato il primo partito per cui ho votato, con convinzione ed entusiasmo. La delusione successiva mi porta ad assistere con disincanto e scetticismo al revival.

Memore di quei tempi, penso che oggi occorra un’innovazione politica in grado di disegnare una visione del futuro, ad oggi assente. Siamo diventati un popolo di rammendatori di abiti logorati dal tempo, convinti che le toppe ridiano brillantezza e lucentezza al vestito.

Urge un abito nuovo, agile, intelligentemente concepito, solido, disegnato su misura. Io, insieme ai miei amici di ZeroPositivo, proverò a contribuire a questo progetto. Voglio guardare dal presente verso il futuro, perché il passato non ritorna mai.

Forza Italia? Il passato non ritorna mai

L’articolo scritto dal direttore Michele Arnese induce ad una riflessione politica e - per me – anche “sentimentale”. La decisione di ritornare a Forza Italia potrebbe essere sensata dal punto di vista elettorale, visto il forte appeal che del simbolo e della storia di quel partito (mi piace utilizzare questo termine, oggi caduto in disgrazia e trattato con disprezzo). Il…

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