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E’ in viaggio, anzi no. E’ ancora rinchiuso in aeroporto a Mosca? Forse. E’ mistero sulla sorte di Edward Snowden, la talpa del “datagate”, l’ex agente della Cia che ha svelato l’esistenza di una rete di spionaggio multimediale da parte del governo americano ai danni dei cittadini statunitensi. Dopo aver lasciato Hong Kong grazie all’interessamento di Julian Assange e di Wikileaks il giovane è arrivato in Russia da dove, con una serie infinita d’indiscrezioni prontamente seguite da contrordini e smentite, è stato dato in partenza verso una miriade di destinazioni.

Da Cuba, all’Islanda, all’Ecuador paese che secondo Assange avrebbe fornito all’ex spia un documento da rifugiato e che sarebbe pronto ad offrirgli asilo politico.In ogni caso i contorni della vicenda sono degni della più classica delle spy story di Hollywood, un copione da bulli e pupe all’amatriciana in cui, in realtà, la parte del leone la fanno gli “attori non protagonisti”. Da un lato Obama, verde di rabbia perché Snowden gliel’ha fatta per ben due volte sotto il naso, prima spifferando tutto sul “Grande fratello” dello Zio Sam e sparendo dalla circolazione con una magia degna del grande Houdini. Dall’altro Putin che, se prima non concede il visto d’ingresso in Russia all’ex spia “per non fare uno sgarbo alla Casa Bianca” poi si guarda bene da interferire con la caccia all’uomo degli “amici americani”, mandando Obama su tutte le furie.

L’ultim’ora però è distensiva: secondo l’agenzia Interfax la Russia sta finalmente esaminando la richiesta americana di arresto e estradizione di Snowden, accusato di gravi crimini. Insomma, le carte si rimescolano di nuovo e intanto dell’ex agente Cia continuano a non esserci notizie certe.(Immagini Afp)

Datagate: mistero sulla sorte della talpa Edward Snowden

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