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Il 1976 è un anno lontanissimo nella memoria dei più. Politicamente rappresenta un periodo distante eppure vicino. Napolitano ha voluto ricordare questa tragica ed insieme esaltante pagina di storia per sottolineare il coraggio di “quella” classe dirigente che seppe far fronte ad una stagione di emergenza istituzionale ed economica. L’Italia allora era ancora alle prese con le conseguenze nefaste della crisi petrolifera del 1973. Inflazione e recessione erano parole diffuse come oggi lo è il termine ‘spread’. La società ribolliva e la lotta politica era particolarmente dura. Erano gli anni del terrorismo e delle Brigate Rosse in un Paese che era di frontiera in un mondo diviso in due blocchi e in piena guerra fredda.

Nelle elezioni del 1976 il segretario del Pci, Enrico Berlinguer, propose agli elettori una politica di “compromesso storico”. Era una posizione speculare e conseguente a quella della Dc. Aldo Moro prefigurava infatti una ”terza fase” con la possibilità di una alternanza vera e propria con Botteghe Oscure e quindi il passaggio da una democrazia bloccata ad una ‘normale’. Sia la Dc che il Pci aumentarono il loro consenso e quasi pareggiarono (rispettivamente 38% e 34%). Il governo della Solidarietà Nazionale a guida Andreotti nacque così e la risposta delle BR fu tremenda. Il giorno della presentazione alle Camere del nuovo esecutivo, Moro fu rapito e successivamente ucciso. Quella barbarie finì per condizionare tutta la storia successiva. La terza fase non arrivò mai: il muro di Berlino cadde prima.

Le parole di Napolitano non sembrano voler riproporre banalmente quella forma di governo (monocolore di minoranza, allora Dc e oggi Pd, con appoggio esterno delle principali forze parlamentari). Il coraggio di cui parla il Capo dello Stato è quello dei grandi leader che sacrificarono la loro vita per la democrazia italiana. Dopo Moro, nessuno ha saputo e voluto raccogliere questa sfida. Sapranno Grillo, Monti, Berlusconi e Bersani anteporre l’interesse del Paese a quello dei loro partiti?

Napolitano, Bersani, Berlusconi, Grillo e l'ombra di Aldo Moro

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