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Rizzoli sull’orlo del baratro. Non è una profezia sciagurata ma uno scenario che pure l’austero e informato Sole 24 Ore ieri adombrava in un’analisi scritta da Antonella Olivieri: “Il destino di Rcs è appeso a un filo. Se l’aumento di capitale non otterrà il necessario quorum dei due terzi in assemblea, si spalancherà l’incognita del dopo”. Non è scontato, ha scritto il Sole 24 Ore, “che si andrebbe direttamente a un concordato preventivo, ma di fatto il gruppo sarebbe consegnato alle banche (la conversione del debito avrebbe questo effetto) e il cda, che ne uscirebbe sconfessato, si dimetterebbe in blocco”. Tutto, quasi, è nelle mani del socio Giuseppe Rotelli che detiene una partecipazione del 16,6% del gruppo capitanato dall’ad, Pietro Scott Jovane.

Le avvertenze del gruppo per i soci

“Si segnala la presenza di significative incertezze in relazione alla sottoscrizione e liberazione dell’aumento di capitale dell’importo di almeno 400 milioni”. Rcs avverte con queste parole i soci nella documentazione predisposta in vista dell’assemblea del 30 maggio chiamata, fra le altre cose, a ricapitalizzare il gruppo editoriale. “In particolare – prosegue la relazione di Rcs – si prevede che il contratto di garanzia con le banche del consorzio che avrà a oggetto le sole azioni ordinarie, possa essere stipulato solo in prossimità dell’avvio dell’offerta in opzione previsto nel mese di giugno 2013”.

L’intesa con le banche

L’accordo sottoscritto con le banche creditrici sul rifinanziamento di 575 milioni di debito, d’altra parte, precisa che “l’effettiva sottoscrizione e liberazione dell’aumento di capitale – per un importo di almeno 400 milioni di euro – è condizione necessaria per l’erogazione del finanziamento”, prosegue il gruppo editoriale. Il bilancio del gruppo editoriale, tuttavia, è redatto secondo il principio della continuità aziendale: “Pur considerando le rilevanti incertezze sopra descritte, che possono far sorgere dubbi significativi sulla capacità della società di continuare ad operare sulla base del presupposto della continuità aziendale, gli amministratori, tenuto conto del quadro di riferimento sopra descritto e delle iniziative in corso ritengono ragionevole l’aspettativa che la società possa disporre di adeguate risorse per continuare l’esistenza operativa in un prevedibile futuro”.

Le parole allarmate di Cucchiani

“Sarebbe una grave responsabilità per tutti se non si concedesse a questa azienda la possibilità di andare avanti”. In questo modo si è espresso l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Enrico Cucchiani, a proposito dell’aumento di capitale da 400 milioni che l’assemblea del gruppo editoriale sarà chiamata a votare. Cucchiani, parlando a margine di un evento sul microcredito, ha spiegato come sia possibile anche per i soci che non sottoscriveranno la ricapitalizzazione votare a favore dell’operazione: “Credo sia assolutamente possibile anche per chi ha deciso di non partecipare all’aumento di capitale votare a favore, credo che queste cose non si escludano vicendevolmente”. Cucchiani ha invitato tutti al senso di responsabilità: “Responsabilmente mi sembra difficile votare contro l’aumento di capitale, l’azienda ne ha bisogno, e’ un’azienda simbolo per il paese, dietro questa azienda si raccoglie la crema dell’imprenditoria e della finanza italiana”. Per quel che riguarda il futuro del gruppo editoriale, “poi bisognerà intervenire nei modi più opportuni per assicurare la sostenibilità indipendente dello sviluppo di Rcs”.

Scott Jovane suona l'allarme sull'aumento di capitale Rcs

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