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Belle promesse, ma dove trova i soldi? Il giorno dopo è un coro sui giornali, tra i delusi (magari quelli che volevano un posto al governo), tra gli scontenti, tra gli avversari.

Persino i grillini si scoprono rigoristi (magari per finta). E tutti a fare i conti della spesa. Ci vogliono 10, 12, 14, 20 miliardi in una surenchère poco credibile, anche perché i conti sono fatti da noi giornalisti, quindi sono, absit inuria verbis, solo conti della serva.

L’economia è un processo circolare, se la moneta viene messo in giro, si trasforma in consumi, reddito, produzione, occupazione, imposte. Se Letta riesce a muovere il pil di mezzo punto percentuale si tratta di sette miliardi e mezzo, la metà dei quali rientra con le imposte.

Dunque, non è facile calcolare ex ante le risorse necessarie per non sforare il bilancio. Sono parecchie, ma probabilmente meno di quel che scrivono i giornali. Del resto ci sono cose concrete, oggi fattibili anche perché gli interessi sono in discesesa, progetti che il governo Monti ha lasciato incompiuti: per esempio le operazioni straordinarie sul debito pubblico promesse e non realizzate.

Ma il commento migliore, perché sintomatico di come ragiona una parte (una gran parte) del paese, è quello del Fatto quotidiano. Prima plaude alla fine del rigorismo montiamo poi dubita che ci siano i mezzi per farlo. Pessimismo dell’intelligenza o mugugno propagandistico?

La verità è che vogliamo il pasto gratis e titilliamo l’uomo qualunque. Se viene uno che i conti li sa fare e tira le somme senza andare troppo per il sottile, lo buttiamo giù dalla torre. O meglio, nel momento in cui non circola più un quattrino per pagare stipendi e pensioni (perché così era nel novembre 2011), impauriti ci mettiamo in ginocchio e supplichiamo l’inviato della provvidenza. Poi dalli all’untore.

Arriva chi dovrebbe realizzare una svolta e lo promette, anzi s’impegna solennemente in parlamento. Ma prima ancora di verificare se quel che dice è vero, cominciano i buuuu. Come è successo al povero Osvaldo che ha segnato tre gol, ha fatto vincere la Rometta e in curva i tifosi lo hanno fischiato.

Ci sarà un momento in cui noi stessi ci prenderemo sul serio? Lasceremo mai che i conti li faccia chi li conosce davvero? Accetteremo per buoni gli impegni verificandone i risultati? Consentiremo mai al governo di governare, per poi mandarlo a casa se fallisce? Sembra di no. Ieri è già scoppiata una maretta sull’Imu.

E’ chiaro a tutti che il pagamento di giugno verrà rinviato, non cancellato. Il presidente del Consiglio lo ha detto, ma davvero basterebbe il senso comune: scomparirà, semmai, quando con la prossima finanziaria il governo avrà detto come colmare il buco. Ovvio. Invece no. Il centrodestra stappa champagne e il centrosinistra glielo vuol mandare subito di traverso. L’Imu non c’è più, esulta il Pdl. No, è solo una pausa, rimbecca il Pd.

Hanno tutti applaudito, hanno tutti lodato i moniti di Napolitano, si sono sparsi il capo come nel mercoledì delle ceneri, poi è ricominciato carnevale? Purtroppo i vecchi vizi sono duri a morire e probabilmente non scompariranno mai. Ma un po’ di pensiero criticamente positivo farebbe bene a tutti. Tanto più mentre comincia la partita più difficile: farci degli alleati i Europa e convincere Frau Merkel che facciamo sul serio.

Stefano Cingolani

Vi spiego il bluff dell'Imu e delle promesse di Letta senza soldi

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