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Le larghe intese? Necessarie per il bene dell’Italia, ma se la sinistra dovesse continuare a opporsi l’unica strada rimarrebbe quella delle urne.

È l’opinione di Raffaele Fitto, deputato del Popolo della Libertà ed ex ministro agli Affari regionali nel IV governo Berlusconi.

Il parlamentare salentino, padrone di casa nella manifestazione in Piazza della Libertà a Bari, inizia a tirare la volata del centrodestra in vista di nuove elezioni che sembrano giorno dopo giorno sempre più inevitabili.

Le difficoltà della Puglia vendoliana, il controverso referendum sull’Ilva di Taranto, l’elezione del presidente della Repubblica e le strategie del Pdl in una conversazione dell’on. Fitto con Formiche.net.

IL POPOLO DEL CENTRODESTRA A BARI
Per l’ex titolare degli Affari regionali, il raduno del Popolo della Libertà a Bari ha avuto molteplici significati. “Da un lato – spiega – è stato il punto d’arrivo di un lungo percorso durato mesi, durante i quali il Pdl ha raccolto un risultato straordinario alle politiche, soprattutto in Puglia. Il presidente Silvio Berlusconi ha voluto premiare i tanti militanti e gli elettori pugliesi organizzando proprio nel capoluogo pugliese un grande momento di mobilitazione e raccoglimento che ha avuto fortuna oltre ogni aspettativa. Oltre agli altissimi numeri della partecipazione e al clima di festa che si respirava, credo che sia stata una grande dimostrazione di forze e unità”.

VENDOLA A PICCO
Il centrosinistra è stato considerato il grande sconfitto nelle scorse elezioni politiche in Puglia. Dopo quasi due legislature di fila, Nichi Vendola e il Partito Democratico, insieme a reggere il governo della regione, hanno avuto un pesante calo di consenso.

Un risultato che spinge Fitto a una serie di considerazioni. “Prima di tutto – commenta – il voto delle politiche sancisce quello che Vendola in questi anni ha continuato a chiamare “sistema Puglia”. Deve essere un sistema che non funziona, allora. Lo si intuisce non solo dal responso delle urne, che di fatto fotografa una situazione, ma anche dai tanti indicatori che raccontano una regione al collasso. Dalla sanità allo stremo, alla disoccupazione altissima, la Puglia è una regione sull’orlo del default. A nessuno sfugge la congiuntura che vivono il nostro Paese e l’Europa. Tuttavia, se si analizzano i problemi nel merito, ci si rende conto di come nella nostra regione la sinistra abbia affrontato ogni problema facendo leva sulla demagogia. Il Pdl ha in mente un altro modello di Puglia“.

L’ILVA E UNA NUOVA POLITICA INDUSTRIALE
Si è da poco concluso l’atteso referendum in cui i cittadini di Taranto erano chiamati a esprimersi sul mantenimento o meno dell’impianto siderurgico dell’Ilva o della sua parte più inquinante, l’area a caldo. La consultazione ha avuto un’affluenza molto bassa, poco meno del 20%. Un dato che l’ex ministro Fitto ritiene “un altro esempio della demagogia vendoliana”.

Anche in questo caso – aggiunge – il presidente di Sel è passato dalla piazza al silenzio. Nel 2004 la mia giunta sottoscrisse – anticipando il decreto Ilva – un protocollo d’intesa per un progetto da 56 milioni euro (cifre di allora, ndr) per interventi ambientali di bonifica del rione Tamburi e di messa a norma di alcuni aspetti degli impianti. Una volta vinte le elezioni, Vendola smantellò quanto fatto, bloccando l’iter.
Il nostro atteggiamento davanti a casi come questi, esportabili a tutti i problemi analoghi di politica industriale, è sempre stato serio e responsabile.
Crediamo che il settore privato debba operare, ma a determinate condizioni. Non si possono mettere i cittadini davanti alla scelta di perdere il proprio posto di lavoro o morire. L’impegno deve essere sempre quello di coniugare salute e occupazione.

Anche dal punto di vista degli investimenti, va fatta un’attenta analisi. È vero che la crisi morde e condiziona, ma in passato sotto il mio governo il centrodestra ha portato in Puglia investimenti importanti, come lo stabilimento Alenia Aermacchi di Grottaglie. Ora la nostra regione non è più competitiva e tanti indicatori lo dicono, a cominciare dall’altissima disoccupazione giovanile. La nostra idea di politica industriale non è quella di risorse distribuite a pioggia, ma di interventi oculati con ricadute sul territorio”.

UN PRESIDENTE CONDIVISO
Quali le prossime mosse del Pdl sul piano nazionale? “Se il centrosinistra crede come noi che ci sia bisogno di trovare un accordo per il futuro del Paese – rimarca l’ex ministro Fitto – allora dopo aver occupato tutti gli scranni disponibili dal presidente della Camera a quello del Senato, aprirà il dialogo per la scelta di un presidente della Repubblica condiviso. Se dovesse chiudere ogni porta, allora l’unica strada rimarrebbe quella delle urne. Il centrodestra è pronto a questa sfida”.

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