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La strada intrapresa dal Pd, un governo di minoranza basato su otto punti, lo ha detto lo stesso Pierluigi Bersani, “è un sentiero molto stretto”. Ce la farà il Pd a superarlo? Formiche.net lo ha chiesto a Luciano Violante, ex presidente della Camera ed esponente di spicco del partito: “E’ innanzitutto un problema di responsabilità. La forza politica che ha ottenuto il maggior numero di parlamentari ha il dovere di fare una proposta. Per quanto riguarda i risultati, dipende dall’altrettanto senso di responsabilità delle altre forze in campo”.

Presidente, è preoccupato per la “missione impossibile” che dovrà affrontare il Pd? Al Senato i numeri ballano parecchio…
“La mia preoccupazione maggiore è che tutto appaia come puro gioco di potere e non si spieghi con chiarezza che intendiamo parlare alle coscienze e ai bisogni delle persone”.

Come avete intenzione di affrontare il bilanciamento delle cariche istituzionali in Parlamento? Bersani ha aperto all’ipotesi di “corresponsabilità”.
“Bersani ha fatto un discorso serio e chiaro. Con una novità rispetto al passato perché siamo disponibili a condividere  con gli altri partiti in entrambe le Camere non solo la seconda o la terza carica della Repubblica, ma anche le presidenze di tutte le Commissioni. Le presidenze vanno assegnate in base ai voti presi effettivamente da ciascuna forza, depurati dal premio di maggioranza che è un artificio per favorire la governabilità. Così si rispecchia il peso effettivo ottenuto di ciascun partito”.

In caso il Pd non dovesse farcela, non c’è quindi un piano B?
“L’eventuale  piano B, come anche il piano A, d’altra parte, sarà deciso dal presidente Napolitano e sarebbe scorretto da parte nostra fare ipotesi. Bersani ha voluto avanzare subito la sua proposta per dare al capo dello Stato un quadro completo delle forze in campo. Queste forze  dovranno rispondere. Se non lo faranno, verranno meno alle loro responsabilità e dimostreranno che non sono in grado di affrontare i problemi. Penso per esempio al Movimento Cinque Stelle perché la nostra proposta è vicina per molti versi alla loro”.

A proposito di questo, vi hanno accusato di avere presentato otto punti grillini, più che del Pd.
“Questi punti erano nel nostro programma. Dai titoli di Stato sui pagamenti della Pubblica amministrazione agli ammortizzatori sociali fino alle riforme istituzionali come il dimezzamento del numero dei parlamentari, sono tutte cose che avevamo già, sono solo state messe in ordine di priorità. Se sono condivise anche nell’agenda del M5S vuol dire che Grillo le ha fatte sue e non può che farmi piacere, ma sono state presentate prima da noi”.

Come si immagina il rapporto con Grillo in Parlamento? Si è parlato della replica a livello nazionale del cosiddetto modello Sicilia in cui il governatore Rosario Crocetta cerca di volta in volta l’appoggio grillino sui provvedimenti che presenta.
“Partiamo dal presupposto che Grillo non sarà in Parlamento. Ci saranno 163 parlamentari del Movimento Cinque Stelle di cui ancora non conosciamo l’identità politica, le competenze, l’esperienza. Essendo nuovi avranno bisogno di un po’ di tempo per liberarsi da alcuni paraocchi ideologici eper navigare in questo mare. La vita all’interno di Camera e Senato è fatta di decisioni prese all’istante che non possono essere telecomandate”.

Un flash sull’esito delle urne per il Pd. Se lo aspettava?
“Quello che abbiamo ottenuto è un consenso che ci fa essere il primo partito ma non ci rende in grado di governare. È chiaro quindi che le ambizioni e le aspettative erano diverse. Soprattutto il risultato in Regione Lombardia ci ha sorpreso molto viste tutte le inadempienze della giunta Formigoni negli ultimi anni”.

Di chi è la colpa?
“Sono tutti bravi a criticare dopo ma la cosa va analizzata in modo serio per evitare altri errori in futuro. È stata forse una campagna troppo televisiva, avremmo dovuto essere più persuasivi su alcuni temi di fondo e più dentro ai problemi delle persone. Ci sono fattori da tenere presente come il voto molto diverso da zona a zona del Paese e il fatto che molti elettori del Pd, sicuri della sua vittoria, hanno votato M5S per dare un segnale, di fatto sbagliando i conti. Ad ogni modo non voglio addurre scuse: nessuno di noi ha fatto una campagna idonea a conquistare il Paese. Ogni evento in politica può rendere più forti e più capaci, se si ha la necessaria umiltà”.

Come spiega l’exploit di Beppe Grillo invece?
“M5S è il sintomo di un malessere profondo. Dobbiamo affrontare il malessere, senza confonderlo con il sintomo”.

Il risultato elettorale impone un ricambio generazionale al vertice del Pd? Il Corriere della Sera parla di una possibile nuova sfida delle primarie tra Matteo Renzi e Fabrizio Barca.
“Sono tutte opinioni o pettegolezzi. Ci sarà un congresso, ci saranno delle candidature e vedremo chi emergerà. Per quanto riguarda il ricambio, Bersani l’ha detto chiaramente fin dall’inizio con il suo stile, questo è stato il suo ‘ultimo giro'”.

Come vede il tanto acclamato Matteo Renzi come futuro leader del Pd?
“Lo vedo come uno dei possibili sfidanti in campo. Se e quando presenterà la sua candidatura per la guida del Partito Democratico, la valuterò con rispetto e attenzione”.

Il Pd non copia Grillo. Parla Violante

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