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“Il Papa che porta il Vangelo ai poveri”. “L’ascesa di un Cristo semplice”. “Il gesuita amico dei poveri”. “Un uomo di governo e di misericordia”.

Sono queste alcune delle espressioni usate dai quotidiani italiani per descrivere il nuovo Papa Francesco. Parole che sembrano ritrarre alla perfezione il successore di Benedetto XVI.

Un uomo di misericordia, un grande evangelizzatore, capace di stare in mezzo alla gente ed ai bisognosi, strenuo oppositore del carrierismo ecclesiastico.

Non tutti, però, sembrano essere d’accordo con questa descrizione. Non è passata, infatti, neanche un’ora dall’elezione di Bergoglio al soglio di Pietro che sul web venivano pubblicati articoli che rimandavano a fatti del presente e, soprattutto, del passato che getterebbero un’ombra sul nuovo Pontefice. Ma cosa viene dunque rimproverato a colui che sino a ieri era l’arcivescovo di Buenos Aires?

Un difficile rapporto con la famiglia Kirchner
Il rapporto con la famiglia Kirchner, che da anni governa in Argentina, è ben riassunto dalle parole di Sergio Rubin, storico vaticanista del Clarin, il principale quotidiano di Buenos Aires: “Con Nestor Kirchner non si sono parlati per tre anni. Con la moglie i rapporti sono un po’ più cordiali, ma solo sul piano formale. Nestor diceva che Bergoglio rappresentava la vera opposizione del governo, nascosta nell’ombra”. E che i rapporti con l’attuale presidente dell’Argentina, Cristina Kirchner siano cordiali solo dal punto di vista formale, lo dimostra la dura opposizione che Bergoglio ha fatto contro il programma di aiuto ai poveri elaborato dal governo peronista. La Kirchner si sentiva intoccabile su questo campo, avendo elaborato un ambizioso piano di sussidi per i meno abbienti. Ma l’allora arcivescovo di Buenos Aires si scagliò fortemente contro questi piani, ritenendoli insufficienti a risolvere il problema della povertà. Per Bergoglio, infatti, i “nemici non sono i poveri ma la povertà”. E le difficoltà che intercorrono nei rapporti con il governo argentino si sono manifestate nella reazione all’elezione di Bergoglio. Mentre le Chiese e le piazze si riempivano, la maggioranza parlamentare respingeva la richiesta della minoranza di sospendere una seduta per omaggiare il nuovo Papa e la stessa Cristina Kirchner continuava a twittare senza fare alcun riferimento all’elezione dell’arcivescovo della capitale argentina.

La Kirchner, con grande ritardo, ha cercato di rimediare alla gaffe, lanciando segnali di riconciliazione confermando la sua presenza alla messa inaugurale del Papa e augurando che il suo pontificato dia “frutti per la giustizia, l’uguaglianza, la fraternità e la pace nel mondo”. Se si considera, poi, come evidenziato oggi da alcuni quotidiani, che in tempi recenti da parte del governo e da parte della Chiesa sono stati fatti appelli e sforzi per superare le differenze (come la decisione del governo di rinunciare alla legge sull’aborto per non scontrarsi con la conferenza episcopale locale), allora si può ritenere in maniera fondata di come vi siano le condizioni per una riappacificazione o, quantomeno, per un riavvicinamento.

I giorni (bui) della dittatura militare
Sembra esserci una pagina controversa nella vita di Bergoglio in Argentina. Nel corso della dittatura militare (1973-1983), infatti, secondo le accuse che vengono mosse alla Chiesa argentina, vi sarebbero state delle responsabilità e delle omertà da parte dalle gerarchie ecclesiastiche. C’è un giornalista argentino, paladino dei diritti umani, Horacio Verbitsky, che nel suo libro “Il Volo”, ha accusato direttamente Bergoglio, all’epoca Provinciale gesuita per l’Argentina, di avere consegnato nelle mani dei dittatori e torturatori alcuni sacerdoti particolarmente vicini alla teologia della liberazione. Non esistono prove ufficiali nei confronti di Bergoglio, a differenza di Pio Laghi, che amava trascorrere i pomeriggi a giocare a tennis con i dittatori argentini. E’ lo stesso accusatore di Bergoglio ad ammetterlo: “Non ci sono prove schiaccianti, ma ciò che mi hanno raccontato fu l’operazione di pulizia tra gesuiti contro chi si opponeva ai militari”. Ed ammette, poi, di avere sperato che il cardinale argentino non diventasse il successore di Benedetto XVI: “Io rimango tra chi ha combattuto perché non diventasse Papa e ho perso la mia piccola battaglia”.

Bergoglio non ha mai ammesso le proprie responsabilità (che nessuno è mai riuscito a dimostrare) ma ha chiesto scusa per quanto fatto dalla Chiesa in quel periodo, invitandola, nel 2006, ad un vero e proprio mea culpa.

I matrimoni gay
Il cardinale Bergoglio è stato definito spesso come un uomo progressista, un cardinale di sinistra, forse per quella vicinanza ai poveri, per quella concezione di “Chiesa di strada” che sembra essere molto lontana dalla concezione “curiale” di Chiesa. Chi lo conosce bene, però, ha sempre evidenziato come Bergoglio sia piuttosto rigido in dottrina e come abbia rappresentato da sempre l’ala conservatrice della Chiesa in Argentina, non avendo lasciato alcun spazio, a differenza di quanto avvenuto in altri Paesi, alla teologia della liberazione. E questa sua tendenza conservatrice in campo dottrinale la si vede, in particolare, nella sua posizione nei confronti dei matrimoni gay. L’Huffington Post ha definito il cardinale Bergoglio come un “paladino contro i diritti gay”. Un’avversione, quella contro il matrimonio degli omosessuali, che Bergoglio non ha mai temuto di esporre in maniera limpida. Nel 2010, infatti, poco prima che il governo argentino approvasse la nuova legge a favore dei matrimoni gay, l’allora arcivescovo di Buenos Aires scrisse una lettera dal contenuto piuttosto eloquente: “Cerchiamo di non essere naive. Questa non è una semplice lotta politica, è un tentativo di annientare il piano di Dio”. Chi tende ad evidenziare questi aspetti del pensiero di Bergoglio dovrebbe, forse, leggere attentamente le parole da lui pronunciate, ad esempio, nei confronti dei battesimi di bimbi nati al di fuori del matrimonio: “nella nostra regione ecclesiastica ci sono presbiteri che si rifiutano di battezzare i bambini di madri che non sono sposate: questi sono gli ipocriti di oggi, quelli che clericalizzano la Chiesa, quelli che allontanano il popolo di Dio dalla salvezza”.

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