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Il modello Spagna per il nostro Paese. Il pagamento dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni potrebbe seguire l’esempio del Paese iberico, che lo scorso anno si è trovato ad affrontare la stessa delicata questione del ritardo dei pagamenti.

E’ quanto si legge in una nota dell’ufficio studi della Cassa depositi e prestiti guidata dall’amministratore delegato Giovanni Gorno Tempini.

Il sistema spagnolo

Circa un anno fa, nel marzo 2012, il governo di Mariano Rajoy grazie ad un accordo tra banche, amministrazioni pubbliche e creditori, ha costituito un Fondo, presso il ministero dell’Economia, per il pagamento dei debiti di enti locali e regioni, registrati fino al 31 dicembre 2011 e stimati intorno ai 35 miliardi di euro.

Il Fondo, dotato di un capitale iniziale di 6 miliardi di euro, ha emesso un prestito garantito dallo Stato di 35 miliardi e sottoscritto dalle maggiori banche spagnole, come BBVA, Bankia, CaixaBank, Santander e Instituto de Crédito Oficial, l’equivalente spagnolo di Cassa Depositi e Prestiti. Le amministrazioni per saldare i conti con le imprese si sono indebitate con il fondo, dopo aver certificato i loro debiti e aver sottoscritto un piano di risanamento sottoposto alla vigilanza dalle Autorità centrali, la cui inadempienza prevedeva sanzioni penali.

In più, le Pa hanno pubblicato l’elenco dei crediti e qualsiasi fornitore ha potuto contestare
l’elenco, esigendo fatture non pagate non presenti in questi elenchi. L’elenco dei debiti da saldare è stato poi trasmesso dal Ministero dell’Industria all’Ico (l’equivalente della nostra Cdp), che ha provveduto a pagare i fornitori.

Ossigeno per l’economia

Questo sistema ha consentito una boccata d’ossigeno per l’economia spagnola. A giugno 2012, risultavano pagati complessivamente circa 26,5 miliardi di euro. A fronte di un aumento della stessa entità del debito pubblico, l’iniezione di liquidità nell’economia spagnola, pari a circa il 3% del Pil, ha generato però una crescita generale dell’economia dello 0,4% tra il 2012 e il 2013 e un numero di posti di lavoro stimati compreso tra 100.000 e 130.000.

Per Grilli è migliore il sistema italiano

Nonostante questi risultati, il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, rispondendo a una domanda proprio sul sistema spagnolo, ha difeso le scelte effettuate dal Governo sul meccanismo del pagamento dei debiti. Grilli ha fatto notare come gli spagnoli abbiano “chiesto prestiti, a differenza dell’Italia che è riuscita a non farlo”.

In merito alla possibilità di aggiungere altri fondi, agli attuali 40 miliardi di euro previsti dal decreto, Grilli ha ricordato i parametri imposti dall’Unione Europea. “Il primo limite deriva dall’origine, da Maastricht: l’invalicabilità di un numero assoluto che è il 3%” riferito al deficit. “E’ nella bibbia originale – ha sottolineato -. Non ci sono aggiustamenti per ciclo che tengano”. In ogni caso, il monitoraggio “ci consentirà di avere una fotografia completa della situazione debitoria e poter così programmare con la legge di stabilità ulteriori tranche in modo da chiudere una volte per tutte il problema dei debiti della Pa”, ha detto il ministro.

Come si pagano davvero i debiti della Pa. Il caso Spagna studiato da Gorno Tempini

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