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Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo il commento di Edoardo Narduzzi apparso sul numero odierno del quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.

A volte i cambiamenti destinati a segnare, almeno in parte, il corso della storia avvengono senza troppi clamori. Quasi sotto traccia. Qualche giorno fa, per esempio, Google ha ricevuto dal presidente francese François Hollande il riconoscimento di Stato-nazione, nel senso che questa parola ha assunto nella modernità. Gli editori francesi, stremati dalla concorrenza del colosso di Mountain View che digitalizza e indicizza i loro contenuti, hanno prodotto il massimo della lobby possibile per provare a contenere questo fenomeno.

Un tentativo per provare a difendere nella Rete la titolarità dei diritti resi a portata di click o di touch dalle nuove piattaforme tecnologiche. La minaccia avanzata dal presidente transalpino è stata quella di introdurre una sorta di Google tax in favore dei produttori di contenuti. Un contrattacco smontatosi rapidamente visto che, dopo poche ore di trattativa all’Eliseo, Google ha stanziato 60 milioni di euro per creare un fondo per finanziare iniziative editoriali innovative e Hollande ha rinunciato a battezzare la sua ennesima tassa antimodernità. Del resto, il rischio di veder esclusa la Francia dall’ecosistema Google ha convinto il presidente socialista a fare marcia indietro sul fronte fiscale, perché, se i contenuti francesi non vengono più indicizzati dal motore di ricerca, a rimetterci è soltanto la Francia, esclusa dalla globalità del web, non certo Google che può continuare a fare business nel resto del pianeta.

Il breve torneo di braccio di ferro all’Eliseo ha fatto capire come oggi nei mari di Internet navighino quattro o cinque super portaerei private quanto a proprietà ma sovranazionali nella relazione con il diritto. Google, Apple, Facebook, Samsung ed Amazon, forse si potrebbe anche aggiungere Microsoft, sono molto di più di semplici multinazionali della tecnologia. Abilitano lo scambio di conoscenza, informazioni, beni e servizi come mai prima è accaduto nella storia umana. Sono un front end commerciale destinato a risucchiare gran parte dei tradizionali canali commerciali in una catena del valore che connetterà sempre di più il consumatore finale con il bene o il servizio ricercato o desiderato. Hub quasi infiniti, destinati a ridisegnare il commercio internazionale e la cultura mercantile e il marketing in questo secolo. Piattaforme talmente ampie e integrate che faranno scomparire il concetto di offerta di nicchia, perché tutto verrà sempre più declinato secondo la logica quantitativa della globalizzazione. E così le nuove relazioni internazionali si stanno facendo sempre più googlecentriche.

Perché le relazioni internazionali sono sempre più Google-centriche

Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo il commento di Edoardo Narduzzi apparso sul numero odierno del quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi. A volte i cambiamenti destinati a segnare, almeno in parte, il corso della storia avvengono senza troppi clamori. Quasi sotto traccia. Qualche giorno fa, per esempio, Google ha ricevuto dal presidente francese François Hollande il riconoscimento di…

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