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Pubblichiamo l’intervento di Francesco Confuorti al “Memorandum2013”

L’economia verde potrà contemporaneamente tutelare la qualità del nostro ambiente ma anche contribuire alla ristrutturazione del nostro sistema economico, attivando nuove tecnologie più efficienti dal punto di vista energetico ed ambientale, riducendo nel contempo gli sprechi di energia e materie prime e creando nuovi settori economici, nuove imprese e nuove professionalità, dando sbocchi al talento spesso inutilizzato dei nostri migliori giovani.

Tutto questo richiede anche un cambiamento di mentalità delle aziende, che dovranno coniugare i necessari obiettivi economici di redditività, con una accresciuta presenza nella comunità locale (business a distanza zero) e del capitale umano e dei giovani, trovando nuovi modelli di creazione di valore. Per poter attuare questa nuova riconversione industriale della nostra economia sono però necessari ingenti investimenti. Se non verrà disperso il seminato del Governo Monti, la prossima legislatura potrà facilitare questa riconversione grazie ad incentivi fiscali per premiare le attività virtuose e penalizzando le attività inquinanti, ad esempio tramite forme di “carbon tax”. Ma gli incentivi, se pur necessari, non saranno purtroppo sufficienti ad attirare nuovi capitali se non sarà possibile convincere coloro che verranno chiamati a finanziare questi nuovi progetti di investimento sul buon ritorno atteso di queste iniziative.

Il sistema finanziario dovrà essere un protagonista fondamentale di questo cambiamento. Occorre canalizzare il credito verso gli investimenti sostenibili, per rinforzare il vantaggio competitivo nei settori dove già facciamo bene, come ad esempio nell’agricoltura biologica, e per valorizzare le potenzialità del nostro patrimonio paesaggistico, della biodiversità (all’Italia spetta il primato tra i paesi europei) e del patrimonio artistico, che pure sorge spesso in zone a rischio, reindirizzando il settore delle costruzioni dalle nuove opere alla ristrutturazione in chiave verde, ed anche antisismica, del patrimonio immobiliare esistente.

Non dovrà mancare naturalmente l’attenzione ai settori storici della nostra manifattura, quale il settore dei trasporti, dalle auto elettriche, a quelle ibride, al ribilanciamento del traffico passeggeri dagli aerei alla ferrovia – il che richiederà più concorrenza – a quello dell’energia, che dovrà conciliare gli obiettivi del nuovo piano energetico, che prevede la ripartenza dell’attività di ricerca di fonti di energia nel nostro suolo e nei nostri mari, da conciliare con le esigenze di tutela del nostro ecosistema; una parte importante degli investimenti passeranno anche per l’infrastruttura energetica, in particolare legata al gas naturale, che si avvia a giocare il ruolo di fonte sempre più strategica, almeno nel medio termine.

Last but not least il settore delle utilities, cui spettano scelte fondamentali sul mix di risorse energetiche in cui investire il nostro futuro. In un momento difficile come questo, e la recente tragedia dell’Ilva insegna, non sarà facile trovare il modo migliore per ristrutturare le aziende in presenza di adeguati ammortizzatori sociali. Serviranno anche nuovi strumenti finanziari, come ad esempio, le obbligazioni verdi, che legano il valore della cedola al soddisfacimento di particolari obiettivi di tipo ambientale. Importante sarà anche lo sviluppo di una sempre maggiore trasparenza della performance ecologica e sociale delle aziende, che per ora è limitata ad un sottoinsieme del segmento delle società quotate in borsa. Per un paese come il nostro, ove la struttura base dell’economia è data da un laro insieme di imprese di media dimensione che sono però campioni globali nella loro nicchia, lavorare sul segmento quotato è importante ma non è abbastanza. In tale contesto si inserisce l’attività di Advantage Financial, società attiva nel settore dell’investment banking advisory e dell’asset management, nata a New York nel 1992 e presente in Italia, che ha avviato uno studio sulla relazione tra qualità ambientale e prospettive economico/finanziarie delle imprese nel medio-lungo termine. L’obiettivo finale è quello di definire il ruolo della “sostenibilità” nelle strategie aziendali per qualificarne e quantificarne l’impatto sia sulle valutazioni dei mercati finanziari che sul tessuto economico e sociale.

In questa prospettiva, Advantage Financial ha attivato un team di lavoro con accademici/esperti per approfondire questo tema. L’intero percorso di ricerca dovrebbe avere durata triennale e prevedere la stesura di almeno 4 position paper, con altrettante connesse guidelines per soluzioni operative da presentare in altrettanti eventi. Il primo dovrebbe svolgersi a giugno/luglio 2013 e l’ultimo entro il 2016. Operativamente, si sta costituendo un Comitato scientifico che imposti e individui tutte le tappe dell’analisi e l’implementazione delle soluzioni proposte, formi i gruppi di lavoro e definisca il crono programma delle attività. Relativamente alle risorse umane da coinvolgere, oltre al team degli esperti, Advantage Financial intende finanziare delle borse di studio in ambito economico e di sostenibilità socio-ambientale.

Il primo position paper, “Advantage Financial Ethical Enterprise Ecological Footprint Europe”, completato lo scorso 13 gennaio, e redatto con la collaborazione del Prof. Stephen J. Brown della Stern School of Business della New York University, (membro dell’advisory board di Advantage Financial) oltre ad altri illustri nomi del panorama internazionale di economisti, matematici, e civil servants, collega in modo innovativo l’impronta ecologica delle imprese quotate Europee (ed Americane) con il costo del debito.

Francesco Confuorti è presidente di Advantage

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