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Il governo somalo è pronto a offrire l’amnistia ai giovani pirati in cambio della fine degli attacchi lungo le coste del Corno d’Africa. È stato lo stesso presidente Hassa Sehikh Mohamud a spiegare il piano in un’intervista all’agenzia France Presse. “Abbiamo negoziato indirettamente con i pirati tramite gli anziani”, ha ammesso il capo di Stato eletto appena sei mesi fa, spiegando di voler provare a dare alternative ai giovani somali che hanno abbracciato le armi in mare.

Come scrive Luciano Scalettari in una scheda dell’Atlante delle guerre e dei conflitti, parlare di pirateria negli ultimi anni è parlare di pirateria somala.

Il fenomeno ha radici con la dissoluzione del regime di Siad Barre nel 1991. Venuto meno lo Stato cadono anche le istituzioni preposte al controllo dei mari. Senza guardia costiera le pescose acque somale diventarono territorio di conquista per la pesca di frodo contro cui i pescatori somali  si difesero dando inizio ai primi attacch e diventando a loro volta bersagli.

Negli anni il livello dello scontro si è andato ingrandendo sino a diventare un industria criminale strutturata con organizzazione criminali tanto somale quando internazionali. Dal 2008, secondo i dati dell’International maritime bureau (Imb), sono stati registrati al largo della Somalia e nell’Oceano Indiano almeno 433 attacchi. Nel solo 2013 si è già a quota 44. Attualmente almeno 7 navi e oltre 113 membri di equipaggio sono sotto sequestro.

La clemenza di cui parla riguarda tuttavia soltanto la manovalanza. Nessuna amnistia è prevista invece per chi è al vertice delle organizzazioni, cui va la maggior parte dei profitti degli attacchi e molti dei quali sono ricercati dall’Interpol. La clemenza arriva in un periodo in cui gli attacchi in Somalia sembrano in declino, al minimo dagli ultimi tre anni, soprattutto per i pattugliamenti e gli agenti di sicurezza armati a bordo sulle navi che traversano il Golfo di Aden e l’Oceano Indiano.

Amnistia per i pirati somali

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