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Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo l’articolo di Francesco Ninfole, apparso sul quotidiano Mf/Milano Finanza diretto da Pierluigi Magnaschi.

Profondo rosso per le maggiori banche europee nel 2012. Per molti gruppi i bilanci annuali si sono chiusi con perdite miliardarie, legate alle svalutazioni degli avviamenti e di altri asset e alle multe legate alla manipolazione del Libor. Ieri è stato il turno di Ubs, mentre Barclays ha annunciato nuovi accantonamenti.

Nei giorni scorsi anche Deutsche Bank e Crédit Agricole hanno svalutato attivi di bilancio. Le banche hanno a lungo rimandato il momento delle rettifiche, sperando in una ripresa dei titoli e delle attività, ma negli ultimi mesi le strategie sono cambiate, anche in seguito alle pressioni di mercato e dei regolatori (l’Esma ha chiesto corrette valutazioni degli avviamenti, in base a stime credibili dei flussi di cassa futuri).

Tutto questo mentre proseguono la riduzione degli asset in bilancio (il cosiddetto deleveraging) e lo snellimento dei costi e del personale. Anche per queste ragioni i titoli hanno resistito in borsa.

Ogni singolo caso è diverso, ma i ceo europei hanno tutti mostrato l’intenzione di chiudere i conti con il passato, anche se a costi salati. Ieri Ubs (+0,06% in borsa) ha annunciato per il 2012 una perdita netta di competenza degli azionisti di 2,5 miliardi di franchi (circa 2 miliardi di euro), “attribuibile principalmente a svalutazioni dell’avviamento e a costi di ristrutturazione, a rettifiche negative di valore da merito creditizio, nonché ad accantonamenti per spese legali, regolamentari e simili”.

L’anno scorso la banca svizzera aveva ottenuto un utile di 4,4 miliardi di franchi. Per il solo quarto trimestre del 2012, invece, la perdita è risultata di 1,89 miliardi, condizionata da accantonamenti per spese legali per 2 miliardi. Il risultato del terzo trimestre comprendeva perdite da svalutazioni per 3 miliardi sull’avviamento e altre attività non finanziarie, concentrate nell’investment banking.

Non a caso da tempo il ceo Sergio Ermotti ha avviato una forte ristrutturazione delle attività della banca, che saranno sempre più concentrate nel wealth management. Nell’investment banking sono invece previsti tagli per 10 mila posti, di cui 1.100 già realizzati. L’anno scorso Ubs ha inoltre ridotto gli asset ponderati per il rischio per 122 miliardi di franchi e ha portato il capitale common equity al 9,8% (secondo Basilea 3). Così la banca ha potuto lanciare un’offerta pubblica di riacquisto del proprio debito fino a 5 miliardi, in modo da ridurre i costi di finanziamento.

La nuova strategia di Ermotti ha portato novità anche per le politiche di remunerazione. Nell’ultimo anno Ubs ha destinato a premi e bonus 2,5 miliardi, il 7% in meno rispetto al 2011 e il 42% in meno rispetto al 2010. Per il 2012 la banca svizzera ha voluto focalizzare i dipendenti sul medio e lungo termine. I compensi saranno in parte differiti e in parte in azioni. Ci sarà un limite alle retribuzioni in contanti. I bonus potranno azzerarsi in caso di capitale sotto il 7%.

Sempre ieri è emerso che Barclays (comunque +1,3% in borsa) accantonerà un altro miliardo di sterline (1,2 miliardi di euro) per la vendita irregolare di prodotti assicurativi (in tutto la banca ha creato riserve per 2,6 miliardi) e di derivati (in tutto 850 milioni). L’accantonamento peserà nel bilancio 2012.

Si è dunque confermata la tendenza a registrare accantonamenti e svalutazioni miliardarie, annunciate nei giorni scorsi anche da altri istituti Ue. Per esempio Deutsche Bank ha perso nel quarto trimestre 2,17 miliardi di euro (147 milioni di utile un anno fa). La perdita, la più pesante degli ultimi quattro anni, è soprattutto conseguenza di oneri straordinari per 2,9 miliardi, di cui 1 miliardo per procedimenti legali e 1,9 miliardi per svalutazioni. I conti sono stati inoltre influenzati dai costi legati alle spese di ristrutturazione e alla riduzione degli asset rischiosi. La borsa ha comunque apprezzato la pulizia del bilancio e ha chiuso in rialzo del 2,85% nel giorno dei conti. Anche Crédit Agricole si avvia verso una perdita rilevante, dopo aver annunciato svalutazioni di avviamenti per 2,7 miliardi. Diverso il caso di Santander, che sente il peso della
crisi immobiliare spagnola: nel 2012 gli accantonamenti sui crediti hanno inciso per 18,8 miliardi e l’utile netto è sceso del 59% a 2,21 miliardi. Le rettifiche sul credito sono anche la principale minaccia per i conti delle banche italiane, che saranno presentati nei prossimi giorni.

@fninfole

Mappa aggiornata delle banche europee in crisi

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