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Il mondo della cultura italiana è travolto da due icone del ‘900, una tramandata e proposta come ‘genio’ e ‘padre’ della psicoanalisi, Sigmund Freud, rivelatosi un ‘truffatore’ e l’altra tramandata e proposta come ‘antesignano’ e ‘nutrimento’ culturale del vecchio Pci, edificato dal ‘cinico e freddo’ Palmiro Togliatti, che viceversa si sta rivelando come ‘il grande eretico’ dell’ortodossia comunista che, da quel ha scritto, mai avrebbe potuto condividere la ‘via italiana al socialismo’, imperniata sull’alleanza teorica con la Chiesa e quindi con il pensiero religioso. Nel 2006, lo storico della filosofia Carlo Augusto Viano, autore di ‘Laici in ginocchio’, denuncio’, senza mezzi termini, l’operazione culturale fatta in prossimità del ’68 per cui si sostituirono, “pezzi non più utilizzabili delle teorie economiche di Carlo Marx con assunti del freudismo per poter fornire una lettura della società che doveva essere dominata come prima: lo sfruttamento formulato da Marx come appropriazione o plusvalore, fu sostituito da dominio o repressione […] il freudismo è stato più un fatto letterario, un poema autobiografico, che non terapeutico, e lo si sapeva: servi’ e serve per tenere in piedi ancora quel che resta del marxismo”. Epicentro di questa operazione culturale fu la Francia di Sartre, di Foucault, di Deleuze e Guattari e la Germania di Adorno, Marcuse e dell’esistenzialismo. “In Italia quel fervore culturale agi’ su Franco Basaglia e sulla chiusura dei manicomi in nome della malattia mentale – la tesi di Viano – come fatto sociale e non per una teoria scientifica: l’operazione di Basaglia fu possibile, e non lo si dice mai, perché erano arrivati gli psicofarmaci”. A Freud, bisogna aggiungere Basaglia, altro mito intoccabile per una certa “intellighentia della sinistra” pronta a rivendicarne il merito della ‘rivoluzionaria’ legge 180/78 varata dal ‘governo di unità nazionale’, quello della ‘non trattativa’ per il rapimento di Aldo Moro. Pertanto, se da una parte c’e’ il ‘Titanic Freud-Basaglia’, ritenuto inaffondabile, ma di fatto già affondato nella ‘grande menzogna’ della promessa liberazione dell’uomo, dall’altra il ‘Titanic Gramsci’, ossia il vero ed autentico Gramsci, rischia di far inabissare il mito del ‘comunismo’ costruito a tavolino da Togliatti con la ‘via italiana al socialismo’ – dalla svolta di Salerno del ’44, al voto favorevole sul Concordato, l’art.7 della Costituzione, al decreto di amnistia, alla sconfessione del governo Parri – protrattasi fino alla teorizzazione del ‘compromesso storico’. Ad affosare il freudismo – piu’ che una scienza, è una leggenda e la psicoanalisi non è mai esistita – ci hanno pensato MikkelBorch-Jacobsen e Sonu Shamdasani con ‘The Freud Files’, uscito tre mesi fa, a novembre 2012, nel piu’ totale silenzio, per Bollati Boringhieri con il titolo ‘Dossier Freud’. “Non ho letto il libro: posso dire che da tempo ci sono polemiche cicliche sull’argomento. La psicoanalisi non è piu’ quella di Freud, sono passati piu’ di cento anni e tante cose sono cambiate, anche se ci sono ancora sacche dove persiste un approccio, che rigetto, di tipo religioso. Le nostre porte sono splancate, vogliamo confrontarci con tutti i modelli psicoanalitici presenti nel mondo e, ovviamente, con quanti lo desiderino”, dice Nino Ferro, psichiatra e presidente eletto della Società Italiana di Psicoanalisi, che sarà in carica dal 3 marzo. Secondo Borch-Jacobsen e Shamdasani l’impresa, orchestrata dallo stesso Freud, non avrebbe assunto quell’imponenza senza la concertazione tra gli eredi di Freud e le generazioni di allievi, attenti a presidiare il presente ostacolando l’accesso alle carte del passato, e abili nel riformattare dottrine e nel ‘patologizzare’ il dissenso. Attraverso un minuzioso apparato di controllo, la compagine freudiana avrebbe dunque fatto quadrato attorno al lascito di Freud, fino a secretarne gli archivi. Le singole mosse vengono ricostruite nel libro con rigore documentale: l’eroica autocanonizzazione di Freud tra i grandi della scienza di ogni tempo; l’avocazione alla psicoanalisi degli eventi psichici, dai sogni alle sviste alle malattie mentali; la delegittimazione degli avversari; la politica di indisponibilità delle fonti, che ne ha trasformato la custodia in archiviazione tombale. Difficile ignorare tutto ciò per chi voglia comprendere il freudismo. Perché anche i miti più fulgidi hanno ‘una scatola nera’, e aprirla è sempre un gesto di verita’. Anche per Gramsci, come sostiene lo storico Franco Lo Piparo nel libro ‘Il Mistero Gramsci’, in uscita per Donzelli, ci sarebbe ‘una scatola nera’ e aprirla sarebbe un gesto di verità.

Cultura: Freud? Mai esistito. Gramsci? Mal interpretato

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