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Grazie all’autorizzazione dell’autore e dell’editore, pubblichiamo l’editoriale di Pierluigi Magnaschi comparso sulla edizione di ieri del quotidiano Italia Oggi

Un fatto è certo. Dell’Europa, a questo punto, non se ne può più fare a meno. Per riuscire a tenerla in piedi però bisogna riuscire ad approfondirla. Quindi bisogna, per forza, oltre che per convincimento, essere euroentusiasti. Ma non si può essere eurobeoti, cioè non si può non vedere che cosa non funziona nella Ue. Se non la si corregge nel senso della governance e della democrazia, l’Europa sta ugualmente in piedi ma cessa di essere un’Europa del popolo europeo e diventa invece l’Europa del Paese più forte in Europa (che è la Germania, la cui egemonia non solo si vede ma si sente). Ma l’Europa in debito di democrazia non è solo un’Europa tedesca ma è anche l’Europa delle grandi multinazionali che usano questo spazio di oltre mezzo miliardo di consumatori con alto potere di spesa come una prateria nella quale scorazzare a vantaggio dei loro profitti.

Quest’Europa ammaccata e ansimante che abbiamo tutti sotto gli occhi è frutto di alcune scelte demenziali.

La prima anomalia è che i 27 paesi della Ue, per assumere le decisioni, debbono agire con un voto all’unanimità. Ciò vuol dire che qualsiasi paese, per piccolo che esso sia, ha diritto di veto e quindi può vanificare qualsiasi decisione comunitaria. Con un criterio di questo tipo però non si riesce a governare nemmeno un condominio.

La seconda anomalia è dovuto al fatto che, pur esistendo un Parlamento europeo eletto a suffragio universale, questo ha molto meno potere della Commissione europea che non è mai stata eletta da nessun cittadino europeo.

La terza anomalia è che 17 paesi (dei 27 della Ue) si sono messi d’accordo per dotarsi di una moneta unica, l’euro, senza aver prima unificato la politica fiscale e di bilancio e senza essersi dotati di una vera e propria banca centrale nella pienezza delle funzioni come lo è, ad esempio, la Fed negli Stati Uniti. In queste condizioni chi ha la responsabilità di maneggiare strategicamente l’euro assomiglia a un guidatore di elefanti che pretendesse di guidarli tirandoli per la coda. La cosa più probabile è che, in queste condizioni, gli rimanga la coda in mano.

La quarta anomalia è che un continente che si è dotato di una moneta unica non sia, prima, riuscito a unificare la politica estera e la politica di difesa (che, della politica estera, è il necessario braccio armato). Dietro il dollaro ci sono le portaerei Usa. E dietro l’euro? Praticamente niente, senza l’integrazione della forza militare Usa che è quella che mena la danza.

L'Europa per salvarsi deve poter funzionare

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