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A due lustri e mezzo dalla scommessa di Porto Alegre, gli alter-mondialisti, così come sono stati ribattezzati, ci riprovano e si siedono in cerchio attorno a un tavolo speciale. Tunisi non è una piazza scelta a caso per il Forum sociale mondiale. Nei cinque giorni di dibattiti, manifestazioni e spettacoli, conterà molto la cornice. E per via di tanti perché. Perché la capitale nordafricana ha appena celebrato il secondo anniversario della Rivoluzione dei Gelsomini, perché si trova nel bel mezzo di una crisi politica lunga e complessa del post Ben Alì, tra nuova Costituzione e visioni moderne. Ma anche perché, tra fazioni e movimenti spicca EnnahDa, la componente politica islamista (come in Italia è stata la Dc negli anni ’60), ovvero il partito di maggioranza relativa. La cui giocane deputata, Imen Ben Mohamed, è stata di recente ospite nel nostro paese. Perché Tunisi è pangea, dove va in scena una pellicola ancora troppo schizofrenica, con estremi nella vita quotidiana: come il rigido velo da un lato e l’abbigliamento casual all’università dall’altro, passando per il costume integrale o il bikini sulle spiagge.

“Tornano i giovani e il grido di karâmah, dignità, ad Avenue Bourguiba e torna l’interesse internazionale polarizzato sulla Tunisia” commenta la scrittrice Ilaria Guidantoni che ai Gelsomini ha dedicato due pamphlet, Tunisia, taxi di sola andata (No-reply 2011) e Chiacchiere, datteri e thé. Tunisi: viaggio in una società che cambia (Albeggi 2013). Sembra di rivedere il clima dei giorni della rivolta del 2011: entusiasmo, voglia di provarci, determinazione ma sfilate e dibattiti pacifici. “Il primo segnale è positivo – osserva  – Ho un dubbio: sono coinvolti soprattutto i giovani stranieri o anche i tunisini si sentono protagonisti? Fino a due settimane fa a Tunisi non se ne parlava molto e si registrava soprattutto l’attenzione dall’esterno. E ancora, una perplessità: durerà l’entusiasmo? Lascerà segni forti sul terreno?”

Un augurio e un’idea, conclude Guidantoni: “Che i giovani ‘stranieri’ rispondano e appoggino le esigenze che emergono in loco, non strumentalizzino la partecipazione, declinando i temi (questa volta) secondo il fermento di rivolta del Mediterraneo. E poi che i veri protagonisti siano l’associazionismo femminile della società civile e l’Union Génénale des Travailleurs Tunisiens, il sindacato che conta 750mila iscritti che ha mobilizzato tutte le proprie reti e utilizzi questo happening per dimostrare nuovamente la propria forza. Dimostrarsi l’unica forza in grado di far convergere tutte le rappresentanze politiche (al suo interno c’è anche l’estrema sinistra come gli islamisti) intorno ad un tavolo”. Per confrontarsi e convivere democraticamente.

Perché in fondo i giovani tunisini chiedono solo dignità. Che tradotto, da concetti in parole spartane, significa lavoro e diritti tutelati. Ci riusciranno? In attesa di (buone) nuove dalla politica tunisina, ecco il conforto che, con il Forum sociale mondiale, le piazze nordafricane tornano ad avere un respiro mondiale. Imprescindibile cassa di risonanza per non smarrire dialoghi e visioni.

@FDepalo

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