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Grazie all’autorizzazione dell’editore, pubblichiamo l’articolo di Franco Adriano apparso sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.

Il 31% degli italiani, a questo punto, vuole una soluzione ponte: un governo che vari tra l’altro una nuova legge elettorale. Soltanto il 6% degli elettori vuole il voto subito, anche se andrebbe in massa alle urne. La voglia di partecipazione è alle stelle. Il 19% sarebbe pronto a provare un’alleanza organica fra Pd e M5S, il 15% chiede a Pd e Pdl di remare insieme, almeno per un pò. Solo l’8% vuole una maggioranza variabile sui singoli provvedimenti. E non più del 7% degli italiani vorrebbe ancora un governo tecnico. Cosa fare, dunque, dopo il voto del 24 e 25 febbraio? Nulla è scontato.

Ecco perché ripartire mettendosi in ascolto degli elettori è un’operazione quanto mai necessaria nei giorni in cui l’incertezza delle previsioni elettorali lascia il campo a quella sui futuri sbocchi istituzionali. Non a caso, a una settimana dal voto, il dato prevalente raccolto dall’Osservatorio politico di Lorien consulting, pubblicato in esclusiva da ItaliaOggi, è quello della sorpresa, ma ancor più sorprendenti sono i frutti delle interviste a caldo riportati nella ricerca conclusa il 1 marzo.

In sintesi: A una settimana dal voto il dato che ha colpito di più gli italiani è la rimonta di Silvio Berlusconi (40%). Per il 50% ha vinto le elezioni Beppe Grillo: solo il 13% della popolazione è convinto che abbia vinto Pier Luigi Bersani. Il 41% degli elettori racconta di aver votato a prescindere dalla campagna elettorale, soprattutto Pd (74%) e Pdl (59%). Il 18% ha deciso appena una settimana prima e ha votato soprattutto M5S (il 43% di questi ha votato Beppe Grillo), il 5% il giorno del voto e il 2% addirittura al seggio (più Mario Monti, al 7%, che Grillo, al 2%). Da un lato, dunque, un potente “effetto sorpresa” rispetto alle aspettative pre-elettorali e dall’altro nessun pentimento sullo stallo che si è generato. Doveva vincere Pier Luigi Bersani, ma ci si è messo di mezzo Beppe Grillo? Eppure, la prima sorpresa che emerge dall’opinione degli elettori è la sensazionale rimonta di Silvio Berlusconi, rispetto agli ultimi sondaggi, citata da oltre il 45% degli intervistati.

Il boom di Grillo, nella graduatoria di ciò che ha colpito maggiormente di queste elezioni, viene soltanto molto dopo (al 33%). È questa un’affermazione molto interessante, anche per la convinzione con cui viene pronunciata dai vari commentatori in tv e sui giornali, ma è soltanto una falsa percezione. “Si distacca fortemente dalla realtà”, rimarca il concetto il direttore di Lorien, Antonio Valente, “infatti, rispetto agli ultimi sondaggi pubblicati da tutti gli istituti prima del voto, il risultato del centrodestra era stato ampiamente predetto (attorno al 21% il Pdl e al 29 la coalizione)”. Semmai è stato il successo di Grillo in queste dimensioni (M5S è il primo partito) a rappresentare la vera sorpresa anche per i sondaggisti. Ma la distanza estremamente ridotta tra centrodestra e centrosinistra ha fatto pensare ad un recupero epocale di Berlusconi che in realtà non si è mai verificato: il Pdl ha perso oltre 6 milioni di voti rispetto al 2008, quasi il 50%, e rispetto agli ultimi sondaggi ha appena confermato le previsioni.

Che cosa dicono i sondaggi dopo voto sul governo Bersani-Grillo

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Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo l’editoriale di Pierluigi Magnaschi comparso sul quotidiano Italia Oggi. L'Italia è un paese catto-comunista. Abituato, quindi, non a capire i problemi, ma a fare le prediche. Di fronte all'affermarsi del Movimento 5 Stelle, che alle prime elezioni politiche nelle quali si è cimentato ha intercettato un quarto dei votanti, la reazione è stata quella…

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