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L’Abenomics fa paura. Specialmente a chi si oppone con più fermezza a una politica monetaria accomodante e guida un Paese, come la Germania, che vive di export. E i timori non si limitano ai dati congiunturali sulla bilancia commerciale, con una svalutazione in corso dello yen a tutto svantaggio dell’euro. L’impronta del premier giapponese Shinzo Abe mette in discussione i rapporti tra governi e banche centrali e torna ad incentrare i dibattiti sul trade-off tra disoccupazione e inflazione.

Non a caso la cancelliera tedesca Angel Merkel ieri si è detta ”preoccupata” dalla nuova politica monetaria giapponese, con il rischio di una nuova guerra delle valute. “Sono soddisfatta degli accordi informali fatti dai Paesi del G8 per non manipolare i tassi di cambio”, ha spiegato al World Economic Forum di Davos. Ma la decisione politica del governo giapponese di consentire alla sua banca centrale l’acquisto illimitato di bond, è un nuovo problema che va guardato “non senza qualche preoccupazione”.

D’altra parte, Angela Merkel apprezza molto il lavoro del governatore dell’Eurotower, Mario Draghi: se tutte le banche centrali fuori dalla zona euro “si fossero comportate come la Bce, oggi nel mondo avremmo meno problemi”, ha sottolineato, aggiungendo che “non debbono essere le banche centrali a risolvere gli errori dei politici”. Il più serio di questi errori è la lentezza delle riforme. O le riforme mancate. “Molti economisti dicono che è meglio fare le riforme strutturali quando la situazione economica è meno tesa”, ha dichiarato Merkel. Ma la sua opinione è diversa: è proprio della crisi del debito che bisogna trarre vantaggio per aumentare le riforme, cioè la competitività. In quest’ambito Merkel ha giudicato come “opportuna” la condizionalità che la Bce ha posto al suo programma di possibili acquisti calmieranti di titoli di Stato, che è legato all’attuazione da parte degli eventuali paesi beneficiari di misure correttive dei conti e riforme economiche concordate con i partner Ue, e ha spiegato che in Europa, e in particolare nell’area euro, serve “un patto sulla competitività” da affiancare al patto sui conti pubblici, il “Fiscal compact” adottato nei mesi scorsi.

“È l’esperienza politica di cui spesso abbiamo bisogno per premere a favore delle riforme strutturali. La mia conclusione è che se in Europa la situazione è difficile, dobbiamo realizzare oggi le riforme strutturali per vivere meglio domani”, ha evidenziato.
E in questo quadro, la Germania sarà “molto attiva” nel favorire accordi di libero scambio commerciale con altre aree economiche. “La competitività e l’innovazione sono il punto centrale per il nostro futuro. Solo così potremo mantenere il benessere e continuare a crescere”, ha detto la cancelliera. Tuttavia, la Merkel ha ammonito contro il peso di un costo del lavoro che in Germania è molto più elevato che in altri Paesi, con un impatto sulle esportazioni, spina dorsale dell’economia tedesca. Ricordando che uno dei “fattori chiave della competitività è libero commercio”, la cancelliera ha anche invitato a “fare tutto il possibile per eliminare le tendenze protezionistiche”.

Abe scatena la furia della Merkel

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