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Il trasporto è uno degli specchi dello stato di salute del Paese: purtroppo i dati di congiuntura del settore sono ancora critici. “Se guardiamo alle stime per il 2012 – spiega Alberto Brandani, presidente di Federtrasporto – le attività che registrano un segno positivo si concentrano, per le merci, su alcuni porti e sul traffico ferroviario, dopo il pesante calo nel picco della crisi. Nel segmento passeggeri continua a tirare l’Alta Velocità e, comprensibilmente, la domanda di trasporto locale; tengono i viaggiatori aerei su rotte internazionali e sostanzialmente anche le crociere, prossime ai buoni livelli del 2011”.

Il segno meno non allenta invece la presa sul trasporto aereo di merci, che però migliora mese su mese, e sull’autotrasporto, come confermano i dati relativi al traffico autostradale pesante e leggero e anche internazionale.

Una prospettiva più dinamica e incoraggiante viene dal Piano nazionale per l’export 2013-2015, presentato a gennaio, che conferma l’export come la più promettente leva di sviluppo in questa fase di difficoltà dell’economia del continente: è arrivato a rappresentare quasi un terzo del Pil nazionale e in un anno difficile come il 2012, spiega il presidente: “È cresciuto del 5% in valore e ha generato – dopo un decennio di segni negativi – un surplus della bilancia commerciale tra 8 e 10 miliardi. Il Piano dell’Ice vede a tre anni la concreta possibilità di quotare 150 miliardi di export aggiuntivo sui 470 del 2012”. Che i mercati esteri siano diventati l’orizzonte di speranza per un numero crescente di imprese, anche medio-piccole, è concretamente percepibile, a fronte di una domanda interna “fiaccata da una crisi che altro non è che una lunga china che perpetua se stessa alimentandosi con le ricette di rigore. Da molte parti – prosegue Brandani – si sollecitano politiche che rafforzino la competitività delle esportazioni italiane e per noi è doveroso ricordare che dovranno riguardare anche la capacità del Paese di servire questi traffici. Anche le imprese di ltrasporto e logistica e i gestori di infrastrutture cercano oltre confine occasioni di crescita. È allora il caso di ricordare che il nostro export di merci, misurato in valori, viaggia quasi per metà su strada, verso destinazioni prevalentemente europee; circa un terzo va via mare, verso mercati più lontani, ma più dinamici in termini di crescita della domanda; il 15% su ferrovia e il 9% – la parte più pregiata del made in Italy e più sensibile alla qualità logistica – in aereo”.

La bussola e le rotte di questi servizi tendono a virare verso i mercati che – come fotografa il Piano per l’export – assorbono quote crescenti di domanda dei prodotti in cui l’Italia è leader.

Ci si attende un impulso in nord Africa e in America Latina, ma nei prossimi tre anni l’Asia resta l’area dove consolidare quote di mercato.

Questa proiezione internazionale si impone come orizzonte per le politiche di settore e le scelte aziendali. In questo senso il confronto nazionale sui temi della mobilità e della logistica ha fatto progressi. C’è consapevolezza degli imperativi tecnologici e ambientali che si impongono. C’è un piano per i trasporti intelligenti. Si è consolidata l’idea dell’economia marittima come snodo strategico di investimenti, occupazione, internazionalizzazione, logistica pregiata, export. È maturato il quadro normativo sul project financing.

Una svolta epocale è il recente provvedimento che consente l’equiparazione contributiva e fiscale per i vettori low cost esteri e per le attività stabilmente svolte in Italia.

“Resta il rammarico – conclude il presidente – di non aver visto approvate la legge portuale e quella sugli interporti, due tasselli vitali per favorire gli investimenti a vantaggio di un sistema meglio integrato. In più abbiamo atteso per anni il Piano degli aeroporti come non fosse un pezzo rilevante della politica economica. Resta poi qualche nefasto tic nazionale, come la ricorrenza di provvedimenti che cambiano in corsa le regole dei contratti sui quali le imprese investono e si finanziano o l’overdesign nel recepimento di norme europee. Non ci stancheremo di lavorarci”.

Le buone prospettive che arrivano dall'export

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