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Mps-gate o no, la fila degli scandali bancari si arricchisce. E con questi, negli Stati Uniti cresce anche il dibattito sulla nuova autorità di vigilanza per la tutela dei contribuenti in caso di frode finanziaria prevista dal Dodd Frank obamiano. Riempite le tasche con i soldi delle grandi banche durante la campagna elettorale degli scorsi mesi, l’obiettivo del partito Repubblicano è adesso quello di legare le mani ad un’agenzia la cui indipendenza è scomoda per il mondo bancario americano.

Tra chi si scaglia contro il Grand Old Party c’è anche il premio Nobel all’Economia, Paul Krugman. “Il Dodd Frank – spiega sul suo blog – ha dato ai regolatori il potere di mettere un freno a molti eccessi, ma era ed è tuttora meno chiaro come le autorità in futuro potranno usarlo. Come mostra la storia, la ricchezza e l’influenza del sistema bancario può trasformare troppo facilmente chi vigila, i watchdog, in cani da guardia troppo docili”.

L’aspetto esemplare del Dodd Frank secondo Krugman è “la creazione di un Bureau per la protezione finanziaria del consumatore, un’agenzia indipendente con i suoi fondi, incaricata della tutela contro le frodi e gli abusi finanziari. E di sicuro, i Repubblicani faranno il possibile per far fuori il Bureau”.

Ma perché si tratta di un’agenzia così necessaria? “Perché frodi e abusi esistono, e anche i contribuenti più informati e istruiti possono avere serie difficoltà a capire rischi e guadagni associati agli accordi finanziari, cosa che i loschi operatori ben sanno”.

“Si potrebbe essere tentati di dire che mentre esiste la necessità di proteggersi dalle frodi finanziarie, non c’è bisogno di creare altra burocrazia. Perché non lasciare il compito alle autorità già esistenti?”, osserva Krugman. “Il fatto è che queste sostengono le banche e di conseguenza metteranno sempre in secondo piano la protezione del consumatore. Ecco perché il Consumer Protection Bureau è così necessario, ma i repubblicani vogliono eliminarlo”.

Il Gop vuole che l’agenzia perda la sua indipendenza. “I repubblicani vogliono che le sue decisioni siano soggette al veto di altre autorità, facendo sì che i consumatori vengano ancora una volta trascurati, e che non disponga più dei fondi prestabiliti, aprendo la strada alla pressione delle lobby. Questi cambiamenti farebbero perdere ogni valore all’agenzia, ma questo, infatti, è l’obiettivo dei repubblicani”.

Storicamente, il mondo della finanza ha fornito risorse a entrambi i partiti, ma nelle ultime elezioni i suoi fondi hanno rimpinguato le casse del partito repubblicano, regalandogli una cifra doppia rispetto a quella elargita ai democrats. Il fiume di risorse non è bastato per comprare le elezioni, ma è sembrato sufficiente per guadagnare l’appoggio di un partito”.

“Quattro anni dopo il crollo della finanza, i senatori repubblicani stanno usando ogni mezzo a loro disposizione per dare ai banchieri l’opportunità di mettere l’economia di nuovo in ginocchio”, conclude il premio Nobel.

Negli Usa è guerra (pagata dalle banche) sulla tutela dalle frodi finanziarie

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