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Qualche concessione, almeno sul tempo, a livello europeo c’è. E le novità arrivano anche da Strasburgo, con la bocciatura del Parlamento europeo della bozza di bilancio decisa dal Consiglio. Il risanamento dei conti pubblici rimane l’obiettivo fondamentale dell’Unione, come ribadito dalla Bce di Mario Draghi nel suo bollettino mensile, ma l’apertura sulla tempistica del rientro dal deficit sembra una strada obbligata, a maggior ragione quando nella schiera dei Paesi inadempienti rientra anche la Francia, la seconda economia dell’eurozona.

Il caso del Portogallo

A beneficiare di un anno supplementare dai partner e dalle autorità europee per centrare i suoi obiettivi di risanamento dei conti pubblici stavolta è il Portogallo. Il nuovo deficit di bilancio previsto sul 2013 è del 5,5% del Pil, a fronte del 4,9% del 2012. Quest’anno Lisbona si attende una contrazione del 2,8% del Pil. Nel 2014 invece, con una lieve ripresa, dell0 0,6%, il Paese conta di abbassare il deficit al 2,5% del Pil.

Gli altri Paesi con deficit eccessivo

Altri paesi europei hanno ottenuto concessioni simili, tra cui la Spagna e la Grecia e più di recente la Francia ha fatto presente che intende prendere più tempo per ridurre il deficit.

La bocciatura della bozza di budget europeo

Intanto è arrivata anche la bocciatura della bozza di bilancio pluriennale europeo 2014-2020 da parte dell’europarlamento, cha approvato a larga maggioranza la risoluzione che chiedeva di rinegoziare il budget settennale dell’UE, appoggiando la mozione bipartisan Ppe-S/D, Verdi e Alde. La bozza di bilancio decisa dal Consiglio europeo prevedeva infatti, per la prima volta, un calo delle risorse del 7% in termini nominali e del 20% circa in termini reali rispetto al precedente budget. Un taglio chiesto a gran voce dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dal premier britannico David Cameron

Le parole di Monti

Non solo flessibilità sui tempi. Nonostante la crescita di “posizioni populiste e anti europee”, l’Italia “ha potuto negli ultimi tempi spostare l’attenzione” delle politiche europee “dalla concentrazione quasi esclusiva sulla disciplina di bilancio alla crescita, anche se molto resta ancora da fare”. In questo senso, ha concluso Monti, a questo Consiglio europeo “abbiamo ottenuto qualcosa di importante”, con il riconoscimento della ‘priorità agli investimenti favorevoli alla crescita’ nelle conclusioni del vertice, e della possibilità di usare per ‘investimenti pubblici produttivi’ i margini esistenti nel Patto di stabilità. Conclusioni per le quali “la voce italiana è stata determinante”.

La fine dell’austerità?

“Qualcosa sta già cambiando e non è poco. Tutti gli obiettivi di disavanzo pubblico sono rinviati di un anno. Ha cominciato la Spagna, ha proseguito il Portogallo e ora tocca a Francia e Italia”. A sottolinearlo è lo strategist di Kairos, Alessandro Fugnoli, secondo cui “tutta la politica fiscale europea sta passando da fortemente restrittiva a neutrale e perfino espansiva. A questo sta corrispondendo un modesto irrigidimento della politica monetaria, ma l’effetto combinato monetario e fiscale è di fatto espansivo. Non si può dirlo forte, ma l’austerità è rinviata e forse è finita”.

Il gap nella competitività interna all’Ue

La Bce ha sottolineato come il gap di competitività interno è una delle questioni sollevate spesso anche dalla Commissione Ue, che di recente ha giudicato “inaccettabile” che i Paesi con le performance migliori abbiano una produttività doppia rispetto a quelli con i risultati peggiori. La Germania, dal canto suo, continua nella sua lotta contro tutti. “In alcuni casi il percorso della produttività è responsabile dell’elevata disoccupazione”, ha detto la cancelliera Merkel. Che sia il contrario? Per ora dalla Germania aperture non sembrano proprio arrivare.

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