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Abitiamo tempi di rapidi cambiamenti. Il contesto geostrategico, in cui numerose criticità minacciano la sicurezza nazionale, richiede un rafforzamento delle politiche di difesa e deterrenza, nonché un potenziamento delle capacità delle nostre Forze Armate. L’invasione russa in Ucraina e la crisi israelo-palestinese, per solo citare i più recenti conflitti, hanno aumentato l’attenzione verso la dimensione cognitiva, che nella nostra società estremamente interconnessa ci pone di fronte a nuove sfide immerse in un contesto internazionale mutevole e complesso.

Questo scenario ci impone una riflessione dettagliata in merito alla cultura della Sicurezza, che necessita di un approccio multidimensionale e interdisciplinare. Oggi, più che mai, è necessaria una rivoluzione culturale: dobbiamo abbandonare l’idea che tutto ciò riguardi solo la dimensione militare, poiché coinvolge anche la sfera della riflessione, della prevenzione di crisi ed emergenze e, infine, della sicurezza del cittadino. Questa rivoluzione si basa su una consapevolezza diffusa che coinvolge Istituzioni, Forze Armate, cittadini, imprese e organizzazioni, favorendo una visione inclusiva che unisca le capacità analitiche delle strutture militari con le eccellenze professionali della società civile.

Perché tutto questo è fondamentale? Una cultura della sicurezza forte genera comunità resilienti, orientate al futuro e capaci di affrontare e superare le crisi in modo efficace.

In questo percorso svolge un ruolo fondamentale la comunicazione della Difesa e del sistema di Sicurezza. Le nostre comunità sono oggi oggetto di campagne di disinformazione volte a destabilizzare il funzionamento delle Istituzioni democratiche. Detto diversamente, le strategie comunicative devono mirare direttamente alla protezione dei cittadini. Infatti, la comunicazione è oggi un vero terreno arido e conteso dove le fake news, il controllo dei media, la strumentalizzazione dei social network e la manipolazione informativa sono come semi velenosi, che mirano a inquinare l’opinione pubblica e, in ultima analisi, ad alterare i processi decisionali politici.

Questi temi saranno al centro dell’evento “Cultura della Sicurezza: l’impegno italiano”, che si terrà domani 12 luglio a Palazzo Wedekind. La mattinata sarà arricchita dalla presenza di illustri relatori: l’On. Olena Kondratiuk, Vicepresidente della Verkhovna Rada dell’Ucraina, il Prof. Alessandra Guidi, Vice Direttore Generale DIS, il Gen. Carmine Masiello, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, il Gen. Luca Goretti, Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, il Dott. Filippo Maria Grasso,  Direttore Relazioni Istituzionali di Leonardo, l’Amb. Francesco Maria Talò, già Rappresentante Permanente alla NATO e Consigliere Diplomatico del Presidente del Consiglio, l’Ing. Alessandro Ercolani, Amministratore Delegato di Rheinmetall Italia, il Dott. Eugenio Santagata, Chairman e Amministratore Delegato di Telsy e Chief Public Affairs & Security Officer del Gruppo TIM, e il Prof. Vittorio Emanuele Parsi, Professore Ordinario di Relazioni internazionali e direttore di ASERI all’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Perché puntare sulla cultura della Sicurezza. L'impegno italiano

Di Angelo Ficarra

Una cultura della sicurezza forte genera comunità resilienti, orientate al futuro e capaci di affrontare e superare le crisi in modo efficace. Se ne parlerà all’evento “Cultura della Sicurezza: l’impegno italiano”, che si terrà domani 12 luglio a Palazzo Wedekind. L’intervento di Angelo Ficarra, fondatore executive programme in Comunicazione Politica e Istituzionale, Università Cattolica del Sacro Cuore

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