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Le torri che bruciano gas naturale 24 ore al giorno sono ormai visibili anche dallo spazio, a testimoniare il boom di sfruttamento dell’olio di scisto in atto negli Stati Uniti. Le aziende stanno infatti bruciando gas sufficiente a illuminare tutte le abitazioni di Chicago e Washington messe insieme, alimentando così i timori per lo spreco di risorse, ma anche per i danni all’ambiente, sottolinea il Financial Times.

Secondo il quotidiano della City, il volume di gas non necessario bruciato nel North Dakota, lo stato leader della rivoluzione dello scisto, è aumentato di circa il 50% nell’ultimo anno. E altri stati americani, come il Texas, stanno seguendo il suo esempio, tanto che gli Stati Uniti sono oggi il quinto Paese al mondo per gas flaring, dietro Russia, Nigeria, Iran e Iraq. Una realtà che ha allarmato investitori e ambientalisti, per gli sprechi e le sue ripercussioni su emissioni di gas serra, inquinamento atmosferico e disturbo alla vita delle comunità.

Secondo la lettura dei dati ufficiali fatti dal Ft, in North Dakota il gas flaring ha aumentato di circa il 20% le emissioni di gas serra rispetto alla media nazionale. Inoltre, gli investitori hanno scritto lo scorso anno alle aziende, tra cui Exxon-Mobil, Chevron e Statoil, per ammonire sul fatto che “un eccessivo flaring, a causa del suo impatto sulla qualità dell’aria e sui cambiamenti climatici, pone gravi rischi alle aziende coinvolte”. Da allora, sottolinea il Ft, il flaring e i timori sono però solo aumentati. Tanto che le autorità del North Dakota stanno ora valutando misure normative per limitare tale attività.

Lo spreco senza confini di gas naturale negli Usa

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